Nemmeno una tappa quest’anno è stata vinta dai tre grandi Paesi della tradizione ciclistica mondiale. “Ormai i ciclisti sono giovani benestanti che cercano fatica agonizzante e piacere tecnologico”
C’erano uno spagnolo, un francese e un italiano. Ora non ci sono più. Delle 22 tappe del Tour de France 2022, se ne sono corse già 18. Le hanno vinte Lampaert, Jakobsen, Groenewegen, Van Aert (due), Clarke, Pogacar (3), Jungels, Cort, Vingegaard (due), Pidcock, Pedersen, Mathews, Philipsen e Houle. Ovvero ciclisti da Belgio, Slovenia, Danimarca, Paesi Bassi, Australia, Lussemburgo, Regno Unito e persino dal Canada. Nemmeno una tappa è stata vinta dai tre grandi Paesi della tradizione ciclistica mondiale.
Un danese, Jonas Vingegaard, è la maglia gialla; uno sloveno, Tadej Pogacar, il miglior giovane; la maglia verde è del belga Wout van Aert, e un tedesco, Simon Geschke, il re della montagna.
Il Tour 2022, che sta per diventare il più veloce della storia può anche essere quello di un record negativo. Se finisse così, per la prima volta dalla sua nascita 119 anni fa, il Tour si concluderebbe senza alcuna vittoria di Spagna, Italia e Francia.
Per il giornale spagnolo è che il ciclismo è cambiato alla base, è un fenomeno sociale: “In tutti i paesi ci sono ciclisti. Non sono più figli della fame, della necessità, ma ormai sono solitamente giovani di famiglie benestanti che cercano nel ciclismo il fascino dell’avventura, della fatica agonizzante, del piacere della sua tecnologia. E in paesi precedentemente al di fuori del Tour, come il Regno Unito, il cui unico contributo alla sua storia fu la morte di Tom Simpson al Ventoux nel 1967, i tifosi delle loro classi medie sono cresciuti così tanto che avevano persino formato la squadra più ricca, la più potente: Sky. Il team che ha trasformato la scienza del ciclismo e che ha iniziato ad accumulare vittorie con Wiggins, Froome e Thomas. Come una macchia d’olio, il modello si è diffuso in tutti i paesi con poca storia di ciclismo. Globalizzazione e modernizzazione hanno lasciato fuori dai giochi l’antico ciclismo del Mediterraneo.
Per la tradizione si salva il Belgio, “perché il ciclismo lì è lo sport più importante, anche più del calcio”.