«Invece di celebrare quelli come Nadal, bisognerebbe dare più spazio a chi dice “non ce la faccio”»

Sulla Süddeutsche. Lo spagnolo non fa nulla di illegale, con le sue infiltrazioni, ma gli atleti dovrebbero essere dei modelli, ci vorrebbe più rispetto per i battuti

nadal tennis

Parigi (Francia) 05/06/2022 - finale Roland Garros / Nadal-Ruud / foto Imago/Image Sport nella foto: Rafael Nadal ONLY ITALY

Piuttosto che celebrare atleti come Nadal, che si trascinano a furia di antidolorifici per arrivare a grandi successi, lo sport e il pubblico dovrebbero dare più spazio a chi al contrario dice: non ci vado, non ce la faccio. Lo scrive la Süddeutsche, in un pezzo dal titolo “Falsi modelli”.

Ciò non significa che chi predica dal pulpito, come hanno fatto alcuni ciclisti professionisti di recente, abbia ragione ma una riflessione va fatta, continua il quotidiano. Ci sono atleti che per restare ai massimi livelli ingoiano integratori alimentari il cui elenco sembra una lista della spesa, altri che assumono ibuprofene come fossero Smarties, altri che invece prendono farmaci utilizzati per i malati di cancro perché non sono nell’indice antidoping.

Nadal non fa nulla contro di proibito dai regolamenti, è indubbio, ma comunque si tratta di pompare in modo massiccio le prestazioni del suo corpo aiutandosi con dei farmaci. Gli atleti, però, devono rispondere ad alcuni limiti. Non fosse altro che perché lo sport d’élite beneficia di finanziamenti pubblici in tutto il mondo. Per questo motivo, gli atleti dovrebbero essere dei modelli per i più giovani.

“Uno sport che maneggia così liberamente iniezioni e pillole può, nella migliore delle ipotesi, essere un circo, accompagnato da una nota di avvertimento come negli spettacoli che prevedono prove di coraggio: “ragazzi, non fate questo a casa!””.

Questo stato di cose fa sì che siano pochi gli atleti che gettano la spugna. Perché devono sempre lottare per arrivare al successo, perché gli sponsor pagano, i media esaltano il dolore che il campione ha dovuto superare. Occorre molto tempo per sbrogliare questa matassa, ma una strada ci sarebbe.

“Un rapido sollievo arriverebbe se si avesse maggior rispetto per i battuti. Per quelli che si arrendono al secondo turno del Roland Garros, che dicono: non ce la faccio. Che parlano apertamente degli attacchi di panico e delle pressioni a cui sono sottoposti per arrivare al successo”.

Come il belga Cian Debroeks, che si è meravigliato appena entrato nel circuito professionale perché ha scoperto che i colleghi assumono tre grammi di paracetamolo solo per sopportare il dolore.

“Non ho intenzione di sacrificare la mia salute a lungo termine per i successi a breve termine, anche se gli altri sono più veloci, ha detto”.

E tra l’altro il 19enne, che guida per il team tedesco Bora-Hansgrohe, è considerato uno dei più grandi talenti del ciclismo.

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