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Paolo Cannavaro: «A noi napoletani il pubblico non perdona nulla, devi lavorarci tanto mentalmente»

Alla Gazzetta: «Un anno a Napoli vale 3. È come se Insigne avesse giocato 30 anni in azzurro. Nel tempo gli verranno riconosciuti anche i meriti».

Paolo Cannavaro: «A noi napoletani il pubblico non perdona nulla, devi lavorarci tanto mentalmente»
Bergamo 03/04/2022 - campionato calcio serie A / Atalanta-Napoli / foto Image Sport nella foto: Lorenzo Insigne

La Gazzetta dello Sport intervista Paolo Cannavaro: è stato l’ultimo capitano del Napoli prima di Lorenzo Insigne, che domenica giocherà la sua ultima partita al Maradona. Racconta quando ha visto giocare Insigne per la prima volta.

«Credo fosse il 2007, in mezzo alla settimana la prima squadra, appena promossa in A, faceva una partitella contro una delle nostre formazioni giovanili. Arriva uno spiovente altissimo e vedo un ragazzino degli Allievi nazionali che senza problemi, toccando di esterno, mette quella palla a terra e la gioca. Mi giro verso l’allora responsabile delle giovanili Peppe Santoro e gli chiedo: “chi è sto fenomeno?”. Lui con gli occhi che gli brillano risponde: “Lorenzo Insigne, è un nostro gioiellino”. Ecco come ho conosciuto l’attuale capitano del Napoli».

Il loro rapporto, dice, è sempre stato splendido.

«Perché a noi napoletani il pubblico di Fuorigrotta non perdona nulla e allora devi lavorarci tanto mentalmente per non rimanerci troppo male. Un anno a Napoli vale 3. È come se Insigne avesse giocato 30 anni in azzurro».

In comune hanno il fatto di aver alzano una Coppa Italia.

«E quella non potrà togliercela nessuno. E non sapete che orgoglio è. Come ci si senta da napoletani a sollevare un trofeo. Anche a distanza di tanti anni potremo raccontarlo ai nostri figli e nipoti. E a quel punto, nel tempo, ti vengono riconosciuti anche i meriti. Ecco questo mi sento di dire a Lorenzo. Andando in Canada, a giocare un calcio diverso, che gli consentirà di divertirsi di più, a Napoli ci sarà anche chi lo rimpiangerà. E col tempo lui troverà il giusto equilibrio nel rapporto con la città, quell’amore forte che io provo oggi più che mai».

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