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La Federbasket ha sospeso l’allenatore che non ha schiaffeggiato la sua giocatrice

La “vittima” lo difende, lui si difende, il video intanto ha già fatto il giro dell’indignazione arrivando fino alla ministra Bonetti

La Federbasket ha sospeso l’allenatore che non ha schiaffeggiato la sua giocatrice
Db Milano 29/11/2021 - qualificazioni Mondiali 2023 di basket / Italia-Olanda / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Gianni Petrucci

Il Tribunale Federale della Federbasket, su richiesta della Procura Federale, ha sospeso in via cautelare Luciano Bongiorno, il coach della Basket Roma femminile al centro di un “caso” mediatico. Bongiorno è accusato da un video diventato virale di aver schiaffeggiato una sua giocatrice di 17 anni per un tiro sbagliato durante la partita a Rieti contro le Panthers Roseto. Basandosi solo sul video il tecnico è stato “condannato” dalla rete e ha scatenato persino la reazione di Gianni Petrucci (“La violenza è esecrabile e non appartiene al nostro sport e alla nostra cultura. Condanniamo senza esitazione quanto accaduto”), e della ministra Elena Bonetti (“Un atto di violenza vergognoso e inaccettabile. Ho fiducia che la Fip farà seguire provvedimenti adeguati alla gravità di quanto accaduto e un’indagine approfondita sui metodi e i comportamenti usati verso le atlete”), e di varie associazioni.

Il problema è che Bongiorno non ha schiaffeggiato la sua giocatrice. E a dirlo è proprio lei, Benedetta Anghilarre. Che lo difende:

“Non capisco perché nessuno mi ha chiamata per conoscere come siano andati i fatti. Luciano è il mio allenatore da 12 anni, mi ha insegnato il basket e anche a vivere. È stato pure il mio maestro alle elementari: ma davvero credete che il gesto che ha fatto si possa considerare violento? Dopo un mio errore sotto canestro, tornando in panchina mi ha dato una pacca sulla coda, e niente di più. Non c’è stato nessun “ceffone” e nessuno “schiaffo”, una semplicissima pacca che non ha minimamente sfiorato il mio corpo. Per me la vicenda non esiste”.

Esiste per tutti gli altri, evidentemente.

Lui, “l’imputato” parlando alla Gazzetta dello Sport, si dice amareggiato:

“Sono il primo a condannare il mio linguaggio del corpo, assolutamente da evitare. Io poi sono un deficiente perché mi agito e quella scena la dovevo evitare, ma se volevano uccidermi dentro l’hanno già fatto. Non devo dire io chi sono nell’ambiente, alleno da 32 anni, ho fatto 22 finali nazionali giovanili tra maschile e femminile, mi conoscono tutti, non ho alcun profilo social, sto solo da una vita in palestra ad allenare. Ho letto cose allucinanti, si parla di violenza e altro, sono stato etichettato ovunque come un violento. La violenza sulle donne è una cosa seria, per favore, non la mischiamo con quest’episodio. Tutte le ragazze, e in squadra gioca pure mia figlia Giulia, hanno sentito cosa ho detto a Benedetta e visto il buffetto da dietro che ha fatto muovere la coda dei capelli. Ma è finita lì, ieri le ho chiesto scusa”.

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