ilNapolista

Il segreto hi-tech del Liverpool: ha dimezzato gli infortuni in un anno grazie ad un algoritmo predittivo

Sul Telegraph: Klopp usa una tecnologia di Zone7, che studia tutti i dati e riesce ad intervenire sul lavoro dei giocatori prima che si facciano male

Il segreto hi-tech del Liverpool: ha dimezzato gli infortuni in un anno grazie ad un algoritmo predittivo
2019 archivio Image Sport / Calcio / Liverpool / Jurgen Klopp / foto Imago/Image Sport

“Dico sempre che siamo un po’ come degli investigatori criminali”.  Così dice il dottor Andreas Schlumberger, che è il l’uomo che sovrintende alla salute dei giocatori del Liverpool, in Italia lo chiameremmo medico sociale. Ma al Liverpool sono avanti di qualche decina d’anni abbondante, e per “curare” i giocatori, per evitare che gli infortuni gli impediscano di andarsi a giocare il “quadruplete”, si affidano ad una “sofisticata e straordinaria tecnologia”, come la definisce il Telegraph che racconta in esclusiva la storia.

Il Liverpool utilizzato algoritmi informatici all’avanguardia che rilevano il rischio di lesioni e raccomandano azioni preventive, sviluppati dalla società di intelligenza artificiale Zone7, con sede nella Silicon Valley in California. 

Se vi siete chiesti come mai Jurgen Klopp ha scelto di ruotare nove giocatori chiave per battere il Southampton martedì sera, appena tre giorni dopo aver impiegato 120 minuti per vincere la FA Cup, beh, ecco… l’algoritmo. C’è l’algoritmo dietro al fatto che il Liverpool abbia ridotto di oltre un terzo il numero di giornate perse in questa stagione per infortunio e abbia mantenuto livelli di prestazioni così notevoli in 61 partite, scrive il giornale inglese.

Il Liverpool si trova bene così bene che ha deciso di estendere l’uso della piattaforma di intelligenza artificiale per altre due stagioni, anche alla squadra femminile che e quella Under 23.

Il Liverpool utilizza la tecnologia di Zone7 dall’inizio di questa stagione. La piattaforma analizza informazioni complete sui giocatori, inclusi dati di gioco e di allenamento, nonché livelli biometrici, di forza, di sonno, flessibilità e stress per creare segnali di rischio e interventi pratici volti a migliorare le prestazioni riducendo al contempo il tasso di infortuni.

Le informazioni vengono quindi fornite direttamente tramite un’app ai principali responsabili del club, dal manager allo staff medico e tecnico.

“Il calcio è diventato molto ricco di dati e, se riesci a estrarre un valore profondo dai dati, puoi avere un vantaggio competitivo”, dice Tal Brown, amministratore delegato e fondatore di Zone7. “Questo è un fatto ben consolidato nell’area dell’identificazione dei talenti e ora sta iniziando a verificarsi anche nel tentativo di ottimizzare il benessere e le prestazioni dei giocatori”.

Il suo team progetta da tempo software predittivo in altri settori, dalla sicurezza informatica ai servizi finanziari, e ha iniziato a lavorare nel calcio quattro anni fa. Hanno raccolto milioni di ore di dati da più di 30 squadre in tutto il mondo, tra cui Getafe, Glasgow Rangers e Hull City.

“Il software può simulare scenari ottimali giorno per giorno in modo che i giocatori si muovano verso il loro picco e il rischio di infortuni sia ridotto al minimo”, spiega Brown. “A volte può significare una riduzione del carico di lavoro, o l’esecuzione di un tipo specifico di allenamento. A volte un giocatore può essere poco allenato e potrebbe essere necessario un lavoro aggiuntivo”.

Ci lavorano “veterani della Premier League, non sono solo un paio di persone della Silicon Valley che vanno in giro con fogli di calcolo”, afferma Brown. “C’è è stato un lungo processo per creare adattamenti che rendessero il software utilizzabile in un ambiente calcistico. Il calcio non è compravendita di azioni”.

Già nel 2020 – scrive ancora il Telegraph – Zone7 si era evoluto al punto da ritenere che i loro sistemi potessero rilevare il 70% delle lesioni fino a sette giorni prima che si verificassero.  Brown non può parlare dei risultati specifici di nessun club e sottolinea che “non ci sono certezze”, ma rivela alcune intuizioni affascinanti. Ci sono per esempio anche pericoli molto chiari associati al troppo riposo: “Abbiamo riscontrato in tutte le squadre che, in circa un terzo dei casi, il rischio di infortunio è attribuito all’allenamento insufficiente e non al sovrallenamento”. Anche fattori ambientali, come il viaggio e il sonno, e se una squadra ha soggiornato in un hotel subito dopo una partita, stanno producendo risultati sorprendenti. Zone7 ora funziona anche con squadre della NBA  e della NFL.

Secondo Premier Injuries, una società che analizza gli infortuni nella massima serie inglese, il Liverpool ha registrato enormi miglioramenti in questa stagione. Finora hanno perso 1.008 giorni per infortunio, rispetto agli oltre 1.500 nel 2020-21. I giorni persi per “lesioni sostanziali”, che sono quelle che durano più di nove giorni, si sono quasi dimezzati, da 1.409 a 841.

Klopp conosce la scienza dello sport: usa le informazioni e ha un team davvero collaborativo. Ha sviluppato una strategia, pianificata per tutta la stagione, e poi ha ruotato deliberatamente e in modo proattivo in anticipo in modo che i giocatori abbiano un carico specifico”, dice uno degli esperti.

ilnapolista © riproduzione riservata