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Il Fatto racconta il nuovo business del padel, con Al Khelaifi e il figlio di Carraro

Roma si prepara per l’Italy Premier Padel Major. La mente dell’operazione è il presidente del Psg, l’artefice dell’accordo Carraro, numero uno del padel mondiale

Il Fatto racconta il nuovo business del padel, con Al Khelaifi e il figlio di Carraro
Parigi (Francia) 11/08/2021 - conferenza stampa presentazione Lionel Messi/Image Sport nella foto: Nasser Al Khelaifi

La moda del padel non si arresta. Il Fatto dedica una pagina al tema della crescita dello sport del momento, nei suoi risvolti più politici.

La crescita del padel è esponenziale: nel 2020 i tesserati erano 15mila, oggi sono più di 75mila, complice la semplicità del gioco. Dal punto di vista economico assicura introiti certi ai gestori dei campi: un campo costa sui 25mila euro e ne rende 7mila al mese, senza manutenzione. Un investimento sicuro.

Dal 23 al 29 maggio Roma ospiterà l’Italy Premier Padel Major, al Foro Italico. La mente dell’operazione è il presidente del Psg, Al-Khelaïfi.

“sarà il debutto di un nuovo circuito mondiale, che vuole copiare modello e successi del tennis: a regime nel 2024, ci saranno cinque Slam (uno a Roma) e un totale di 40 eventi in tre categorie (Major, P1, P2). Un progetto mastodontico, gestito dalla Federazione internazionale (al contrario del tennis, dove l’Atp è privata), ma che non sarebbe mai stato possibile senza i petrodollari. Nasce infatti in partnership con la Qatar Sports Investment del fondo sovrano. Il n.1 Nasser Al-Khelaïfi è patron del Paris Saint-Germain di calcio, ma la sua vera passione è sempre stata il tennis: si ricorda anche una comparsata al torneo di St. Poelten nel ’96, dove racimolò la miseria di un game contro Muster. Anche lui oggi pare convertito al padel, tanto da scommetterci su (si parla di un investimento tra i 50 e i 100 milioni)”.

In mezzo c’è anche Luigi Carraro, figlio dello storico dirigente sportivo Franco. L’artefice dell’accordo è lui.

“Nel 2018 si è fatto eleggere in Paraguay capo del padel mondiale: all’epoca pareva un hobby, ha scelto il cavallo giusto. Il boom è stato esponenziale, da Spagna e Argentina (patrie della disciplina) ai Paesi di mezzo mondo, compreso il nostro. Ora con i soldi degli sceicchi, se il circuito Premier Padel avrà il successo sperato, non sarà più solo pratica amatoriale, ma anche grande evento e spettacolo. Un vero sport”.

Il padel per ora è solo una branca del tennis, “il parente sempliciotto e un po’ cafone”, ma inizia a farsi ingombrante, scrive Il Fatto. Politicamente, al momento in Italia il padel appartiene alla FederTennis, non ha una sua autonomia.

“finché i numeri sono questi (vale meno del 10% del bilancio) ok, ma se un giorno dovesse diventare davvero una disciplina da milioni di praticanti e fatturato, il tema si porrà”.

“Oggi tennis e padel vanno d’accordo, perché conviene a entrambi. In futuro chissà, il padel potrebbe addirittura reclamare l’indipendenza: anche se l’orientamento generale è opposto (si tende ad accorpare), può contare sulla sponda preziosa di Malagò, e bisogna capire cosa ne pensa a livello internazionale il Cio”.

 

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