Spalletti è parso un genitore che non difende più i figli a scatola chiusa
Frasi da genitore: «Il tempo delle parole è finito». «Verona ci dirà quel che vogliamo fare delle nostre vite calcistiche». Una virata realistica, decisamente meno lirica

È stato un Luciano Spalletti decisamente diverso quello di oggi in conferenza stampa. Fin qui, aveva sempre mostrato il petto e si era sempre esposto per i suoi calciatori. Si è sempre comportato come chi avrebbe messo la mano sul fuoco per loro. Raggiungendo talvolta vette di lirismo – che peraltro gli appartengono – che dopo la sconfitta col Milan lo hanno esposto a qualche sfottò giornalistico. Ovviamente non è per gli sfottò giornalistici che Spalletti oggi ha mostrato un altro volto. Ma il cambio di copione ha indubbiamente colpito.
«Il tempo delle parole è finito» è una frase da genitore che non difende più il figlio a scatola vuota. «Il tempo delle parole è finito» in risposta a una domanda su Osimhen e le sue frasi sullo scudetto. Proprio come un genitore, ha avvisato il figlio: «Una sconfitta a Verona potrebbe essere fatale».
È come se Spalletti fosse rimasto deluso. Ci ha tenuto a sottolineare che il Milan è venuto a Napoli e ha cambiato il proprio modo di giocare per affrontare gli azzurri. Adesso, però, com’è ovvio che sia, deve parlare il campo.
«Domani sarà tutto molto più semplice: sarà una partita molto onesta, saremo lì con le nostre responsabilità, col nostro talento, con i nostri timori.(…) Il risultato di questa partita ci dirà dove saranno rivolti i nostri pensieri, perché poi una sconfitta potrebbe essere fatale. Quindi è tutto racchiuso in quello che vogliamo fare delle nostre vite calcistiche e delle nostre carriere, in senso di quello che sarà il finale di campionato. Il risultato di questa partita dirà molto».
Responsabilità. Quel che vogliamo fare delle nostre vite calcistiche e delle nostre carriere. Parola di genitore. Che crede fermamente nei figli. Ma che non si espone più per loro, vuole che lo facciano anche loro per lui. O meglio, per sé stessi.