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Il Guardian: «Il calcio ha reso Abramovich un dio potente e intoccabile che non risponde a nessuno»

“Il moderno proprietario di una società di calcio è una sorta di rinnegato, un attore indipendente che risponde solo alla propria coscienza teorica”

Il Guardian: «Il calcio ha reso Abramovich un dio potente e intoccabile che non risponde a nessuno»
Londra (Inghilterra) 24/05/2015 - Premier League / Chelsea-Suderland / foto Imago/Image Sport nella foto: Roman Abramovich

La notizia che Roman Abramovich abbia – apparentemente – ceduto la gestione quotidiana del suo Chelsea agli amministratori della fondazione di beneficenza del club è stata interpretata in modi molto diversi. Per alcuni è l’ultimo atto sacrificale di devozione dell’oligarca russo. Per altri è un cinico trucchetto, una “paraculata” per dirla all’inglese. Jonathan Liew si chiede sul Guardian se il problema non sia invece di pubbliche relazioni, e basta. Perché in un mondo normale basterebbe chiederlo direttamente a lui, ad Abramovich. Non fosse che si tratta di uno degli uomini più “invisibili” e misteriosi del mondo. Liew si chiede:

“Come fa un proprietario di una risorsa tanto amata quanto una squadra di calcio a nascondersi in questo modo, comunicando essenzialmente tramite segnali di fumo e occasionali licenziamenti manageriali? Come, nello sport più popolare del mondo, abbiamo permesso a un uomo, qualsiasi uomo, di essere allo stesso tempo così potente e intoccabile?”

“I governi democratici sono responsabili nei confronti dei loro elettori, gli amministratori delegati nei confronti dei loro azionisti. A chi deve rendere conto Abramovich? Alla Premier League? Alla Fifa? L’unica cosa che possiamo dire con un certo grado di certezza è che non è il presidente russo Vladimir Putin. Sicuramente non lui. Categoricamente. Lo sappiamo perché lo ha sancito un tribunale. E quindi dobbiamo concludere che il moderno proprietario di una società di calcio è essenzialmente una sorta di rinnegato, un attore indipendente, che risponde solo alla propria coscienza teorica e al richiamo della sirena del suo desiderio”.

Il punto per il Guardian è che a differenza di altri “non ha ancora risposto a nessuna delle domande che gli girano intorno da quasi due decenni. Perché il calcio? Perché il Chelsea? Come hai fatto a guadagnare tutti quei soldi e cosa intendi farne esattamente? E cosa vuoi esattamente dal Chelsea?

Per Liew, “per decenni il calcio inglese si è semplicemente piegato in ginocchio davanti al capitale straniero, confidando nella virtù innata della ricchezza al punto che anche interrogare la fonte di quella ricchezza è diventato un atto di sabotaggio o di tradimento. I proprietari sono diventati dei, onnipotenti e irremovibili, piegando le regole e facendo le regole, respingendo qualsiasi tentativo di controllo con eserciti di avvocati e lobbisti“.

“Solo ora il calcio sta cominciando a svegliarsi per la puzza dei propri soldi, l’indignazione performativa delle autorità calcistiche suggerisce che la vera linea rossa non fosse la moralità ma le pubbliche relazioni”.

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