Il racconto dell’impresa a L’Equipe: “Su Medvedev vi sbagliate. Faccia a faccia, nello spogliatoio, è una persona adorabile”

Ad un certo punto, David Loriot di L’Equipe chiede a Rafa Nadal di raccontargli che cosa ha pensato sul match point contro Daniil Medvedev. La risposta, secca, è il ritratto d’un vincente. L’opposto del braccino.
“A che cosa ho pensato? Su, fai ‘sto punto”
Nadal racconta al quotidiano francese le intime sensazioni che l’hanno accompagnato attraverso l’impresa. Dal prima al dopo. Prima, quando aveva paura di dover smettere davvero.
“Qualcosa in più di paura e frustrazione. Mi piace quello che faccio. Il tennis è una passione. Non ho mai avuto il timore di dovermi fermare. Ho una vita abbastanza felice al di fuori del tennis, da non dovermi preoccupare di cosa accadrà. Ma ho sempre avuto la speranza di continuare, mi ha spinto questa forza, ho sempre cercato di mantenere questa illusione, di continuare, di sentirmi di nuovo un giocatore, di nuovo un professionista, di nuovo competitivo. Vincere il torneo è stato incredibile, ma sentirsi di nuovo competitivo è una sensazione intensa quanto la vittoria”.
“No, non ci ho pensato a smettere. C’erano delle domande, dei dubbi. Dopo l’operazione dell’11 settembre le cose non sono andate così velocemente come speravo. Solo due mesi dopo ho sentito che stavo migliorando e ho iniziato a vedere un po’ di luce. Ho fatto un piccolo passo avanti, ho iniziato ad allenarmi un po’ di più. Alternavo giorni buoni e giorni cattivi. Poi ho deciso che potevo andare a giocare ad Abu Dhabi e per me ha significato molto. Prendere il covid è stato l’ultimo passo”.
Nadal risponde anche alla domanda che si fanno tutti. Che ne sarà del tennis quando lui Federer e Djokovic saranno fuori dal circuito?
“Sarà quel che è sempre stato: il tennis continuerà. Non c’è giocatore che sia più importante del suo sport. Né Federer, né Djokovic, né io, ma nemmeno Borg, né McEnroe, né nessuno. Ogni anno ci sono quattro campioni del Grande Slam, nove Masters 1000. Andrà sempre avanti così. Certo che stiamo vivendo un momento molto particolare, che possiamo facilmente comprendere analizzando le statistiche di tutti e tre, sia in termini di regolarità che di longevità, ma sono convinto che il tennis sarà in buone mani anche dopo di noi. Ci saranno molti altri campioni, non vi preoccupate”.
Nadal ammette che però nel frattempo hanno “avvilito” almeno una generazione di possibili campioni…
“Diciamo che per una generazione è stato difficile, perché hanno vinto meno di quanto avrebbero dovuto, o potuto, perché eravamo in tre (con Federer e Djokovic) ad prenderci i tornei più grandi, ma il tempo passa, abbiamo 34, 35 e 40 anni. Sanno che è questione di tempo. Penso anche che le persone si sbaglino sull’immagine di Daniil, forse a causa di alcuni comportamenti che potrebbe aver avuto in campo. Ma lo dico col cuore, nello spogliatoio, faccia a faccia, è una persona molto amichevole, premurosa, una persona tranquilla con cui vado d’accordo facilmente. Lo rispetto molto, è un grande campione e credo che abbia la capacità di cambiare le cose quando vanno male. È importante, la facoltà di adattamento”.