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Djokovic fa una vitaccia: «Il mio corpo è il mio attrezzo, per ogni cosa che mangio ci pensiamo tre volte»

L’intervista a L’Equipe: “Non sono una minaccia per altri se non mi vaccino. A 35 anni se estendo una gamba come una ginnasta è perché mi curo così da quando ho 7 anni”

Djokovic fa una vitaccia: «Il mio corpo è il mio attrezzo, per ogni cosa che mangio ci pensiamo tre volte»
Parigi (Francia) 13/06/2021 - Roland Garros / foto Imago/Image Sport nella foto: Novak Djokovic

Djokovic a L’Equipe. In fondo era cominciata così. La sua intervista da positivo, lo scandalo, l’espulsione dall’Australia. Non poteva che finire più o meno allo stesso modo. Il giornale francese s’è rimesso di fronte al numero uno del mondo, l’eroe sportivo dei no-vax. E giù domande su domande. A cominciare sulla grande questione generale: perché Djokovic pensa che vaccinarsi sia una scelta personale e non collettiva?

“Sulla base di tutte le informazioni che ho sul vaccino, ho deciso di non farmi vaccinare. Questa è la mia posizione. Cambierà o no? Non lo so, tutto sta cambiando abbastanza velocemente, lo si vede nelle decisioni di alcuni governi. In questo momento non sento di averne bisogno per proteggere il mio corpo e non mi sento una minaccia per gli altri. Che tu sia vaccinato o meno, puoi comunque trasmettere il virus. Questa è la mia posizione e, per il resto, la mia mente è completamente aperta. Tutto è possibile”.

Il mio corpo è il mio attrezzo, la mia risorsa principale. Come atleta di punta, devo prendermene cura per essere competitivo e coerente. E, in tutti questi anni, ringrazio questo corpo per tutti i successi che ho avuto, perché sono riuscito a riprendermi molto velocemente dopo tante partite molto difficili. Ad esempio, dopo quella contro Murray nella semifinale degli Australian Open 2012 durata cinque ore. Sono riuscito a giocare meno di quarantotto dopo quasi sei ore contro Nadal. È solo un esempio. Sono alla continua ricerca di perfezionare il mio corpo, di migliorare le mie prestazioni, di aumentare le capacità del mio organismo, di essere più veloce, più duraturo, più dinamico, più flessibile, più agile ed è per questo che ho ottenuto ancora più risultati. Questo è l’approccio che ho da più di vent’anni…”

Djokovic dice che grazie a questa cura ha avuto un solo infortunio grave, al gomito. Anche in quell’occasione – l’Equipe glielo rinfaccia – dubitò della chirurgia e alla fine si arrese all’intervento per disperazione.

“Ho rimandato la decisione dell’operazione fino al momento in cui ho detto: ‘Stop. Operazione o mi fermo’.  Ero arrivato a un punto in cui il mio corpo era tipo, ‘Ok, non ci sono più prospettive. Noi ci siamo: non posso più servire”. E sono andato da uno dei migliori chirurghi della Svizzera. Ha fatto un buon lavoro e gli sono molto grato. Perché avevo paura, non mi piacciono gli interventi chirurgici, spero davvero di non averne più nella mia vita. E faccio di tutto per evitarlo. Ma, a causa delle migliaia e migliaia di ripetizioni che dobbiamo svolgere quotidianamente sui campi per più di vent’anni, purtroppo, sviluppiamo un problema che si trasforma in un problema cronico. E a volte, sfortunatamente, devi porre fine a tutto ciò in modo radicale. A 35 anni, se riesco a mettere la gamba in estensione su un ramo come una ginnasta, non è perché sono nato con il talento per essere flessibile. Ma è perché da quando ho 7 anni che faccio stretching, mi prendo cura di ciascuna delle ossa del mio corpo, di ciascuna delle articolazioni“.

E’ un’intervista inedita, per profondità delle risposte che Djokovic dà. Parla del talento (“alcune persone non credono nel talento, io sì. Diciamo che è un vantaggio genetico, ma il talento è solo una piccola percentuale del risultato finale”), e fa esempi pratici:

“Guarda Radek Stepanek (numero 8 nel 2006). Quando lo guardavi giocare, notavi i limiti. Il suo dritto piatto, non sapeva giocare il topspin… Ma la sua intelligenza di gioco, la sua forza di volontà e il suo lavoro gli hanno permesso di raggiungere le vette. E Gilles Simon (numero 6 nel 2009), un ennesimo esempio. Top 10. Incredibile”.

Il fulcro dell’intervista è “il suo approccio olistico al corpo”. Della dieta:

“La dieta si è trasformata in un nuovo stile di vita, in un certo senso. Questo è il motivo per cui ogni decisione che prendo, quando devo mettere qualcosa nel mio corpo, viene valutata in modo molto rigoroso. Da me, ovviamente, ma anche dalle persone intorno a me. Controllano tutto tre volte prima di suggerirmi qualcosa da provare. Uso deliberatamente la parola ”suggerire”. Non puoi costringermi a prendere niente”.

Pensa a tutto, ogni dettaglio, continuamente:

“Immagino che anche LeBron James, Kobe Bryant quando era vivo, Tom Brady, Cristiano Ronaldo ci pensino continuamente. In questo momento, sto parlando con te. Il modo in cui mi siedo schiena dritta, ginocchia parallele), nella giusta posizione, è importante. È un esempio”. “Cosa pensi che ai bambini non venga insegnato a scuola? Non impariamo nulla sulla salute! E non c’è niente di più importante della salute. E non ne sappiamo abbastanza. Sappiamo molto sulle malattie. Ma cosa sappiamo di ciò che serve per essere sani?

Ad un certo punto si paragona a Socrate:

“Un uomo saggio (il filosofo greco Socrate) disse molto tempo fa: “So di non sapere”. Tengo la mente aperta e cerco sempre di imparare. La vita è un viaggio di scoperta. E imparerò fino al mio ultimo respiro”.

Non affermo nulla, non sono un medico, un esperto. Non mi piacciono quelli che impongono. Sì, ho una mente aperta, ma devo anche preservare la mia integrità e la mia autonomia. Perché nessuno su questa terra conosce il mio corpo meglio di me. Voglio essere l’unico proprietario del mio corpo. Se non ho una comprensione sufficiente del mio corpo, è come se dessi autonomia a qualcun altro. A volte si dice che sono soggetto a determinate influenze. No. Come tutti, consulto i medici di medicina convenzionale. Molto. Specialisti in pneumologia, immunologia, in Serbia, in Francia, in Svizzera, negli Stati Uniti… Li ascolto e, con la mia conoscenza del mio corpo, faccio le mie analisi e prendo decisioni”.

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