Su Repubblica. Ci ha insegnato che bisogna prepararsi agli sforzi, alla frustrazione, e non bisogna cedere al disastro, anche se ci cade addosso

Dopo aver visto Rafa Nadal trionfare dopo cinque ore e 24 minuti di battaglia contro Medvedev che a nessuno di noi venga più in mente di lamentarsi dei propri mali, delle cicatrici, dei combattimenti quotidiani e della fatica di invecchiare, scrive, su Repubblica, Emanuela Audisio. Nadal, a quasi 36 anni, ha dimostrato “di essere ancora capace di sputare fuoco”.
Rafa ci ha ricordato
“che non è tutto gioco nella vita, che bisogna prepararsi agli sforzi, alla frustrazione, e non bisogna cedere al disastro, anche se ci cade addosso. Si chiama capacità di durare, di resistere, di non guardare all’infinito, ma al punto da finire, di non sperdersi in quel rettangolo che ora è pieno di sabbie mobili. E di saper cucire la pazienza, la maggior parte delle volte che lo scambio è durato più di 9 colpi il punto è stato suo”.
A settembre era in stampelle, operato al piede, ha avuto il Covid, è stato vicino al ritiro. Ma ha resistito ed ha trionfato.
“Di quelli che pensano che lo strazio è un dono, un mattone con cui costruire, una possibilità su cui lavorare. Solo da lì puoi comprendere la tua inadeguatezza, cambiare tattica, ritrovare forze”.
“Se anche il telecronista spagnolo Alex Corretja, ex tennista di lungo corso, ex numero due del mondo, uno che di finali ne ha giocate e vinte, si mette a piangere all’ultimo punto, vuol dire che al di là del ranking sei il numero uno nello scassare i cuori“.