Il presidente del Barça ha parlato chiaro, ha mostrato la strategia del club e il giocatore aveva pronta un’altra offerta. Tre elementi che a noi mancano
Vedere Leo Messi lasciare il Barcellona (per poi probabilmente approdare al Psg) è un’immagine storica. Che in questo primo venerdì d’agosto 2021 è passata in secondo piano solo per la memorabile impresa della staffetta azzurra d’atletica. L’addio di Messi al Barcellona è un po’ come se Babbo Natale si presentasse senza barba. Messi è più catalano che argentino. È sempre stato del Barcellona che lo ha curato e lo ha fatto esordire in prima squadra in Liga nel lontanissimo 2004. Diciassette anni fa.
Eppure ieri il presidente Laporta si è presentato in conferenza stampa e ha detto: «Abbiamo ereditato da Bartomeu una situazione economico-finanziaria disastrosa, peggiore rispetto a quanto ci aspettassimo. Il club avrebbe dovuto sostenere un’operazione diversa, e troppo esosa, rispetto a quanto programmato. Siamo un club con 120 anni di storia, abbiamo avuto grandi calciatori, fra i quali il più grande di sempre, al quale saremo sempre grati ma la società viene sempre prima di tutto».
Nessuna tirata sull’appartenenza. Né sull’amore. O sull’essere più o meno catalano del fuoriclasse. Laporta ha parlato soltanto di soldi e di futuro del club. Ha assolto lo stesso Messi, dicendo che avrebbe firmato il contratto quinquennale col Barcellona ma poi un più approfondito studio dei conti ha evidenziato che non c’erano le condizioni per proseguire.
È impossibile, per chi segue le sorti del calcio Napoli, non fare un collegamento con quel che siamo costretti a sorbirci da settimane, e che probabilmente si sorbiremo per tanto tempo, a proposito del contratto che lega Lorenzo Insigne al club di De Laurentiis.
È impossibile non pensare che nel giro di 24 ore a Barcellona le parti si sono incontrate, hanno stabilito che non si potesse andare avanti (ovviamente era una questione di soldi, nessuno crede alla storiella che avevano dato una lettura superficiale ai conti del club), il presidente ha convocato una conferenza stampa e ha salutato quello che ancora oggi, nonostante i cali di rendimento, è considerato il più forte calciatore al mondo. Ripetiamo: il presidente del Barcellona ha annunciato l’addio a Messi. Speriamo che sia chiaro.
La domanda che ci poniamo: se il Barcellona e Messi si separano, peraltro in una maniera civilmente ipocrita, per quale motivo noi invece dobbiamo sorbirci questa telenovela tra Insigne e il Napoli? Non ce ne vogliano entrambe le parti, ma è un film di seconda visione, decisamente poco attrattivo.
Della vicenda Messi-Barcellona ci hanno colpito alcuni aspetti. Innanzitutto che Laporta ha parlato avendo come orizzonte il futuro del club. Ha detto che i nuovi acquisti Depay e Aguero hanno accettato le nuove condizioni del Barcellona, ha lasciato immaginare che ci sono persone al lavoro per superare questo momento e ri-costruire. In secondo luogo, come già accennato, ci ha colpito che non c’è stato alcuno scaricabarile, non è andato in scena il gioco del fazzoletto per stabilire di chi fosse la colpa. Non c’è stato un responsabile da dare in pasto alla tifoseria beota. Probabilmente, ipotizziamo, perché loro considerano intelligente la gran parte dei loro tifosi. Terzo, ci ha colpito che già in serata Messi è stato dato vicino al Psg, con cifre già pronte.
Ci sembrano tre punti del tutto assenti in questa trattativa, o presunta tale, così priva di fascino tra il Napoli e Insigne. Non intravvediamo una visione chiara da parte di De Laurentiis sulla strategia futura del club, anche se qualche dichiarazione c’è stata nella conferenza di fine anno. Ma tutto resta avvolto in un clima di incertezza. Nemmeno sulla famigerata Napoli-Verona abbiamo ascoltato parole chiare da parte del presidente (da Spalletti invece sì, sempre sia lodato). Del resto anche la situazione di Mertens si è trascinata per un bel po’ e ha poi avuto una coda – rinnovo lauto, molto lauto – che fin qui si è rivelata una scelta infelice oltre che poco lungimirante. Insomma di questo Napoli facciamo fatica a capire la strategia, nonostante ora ci sia un allenatore con cui è possibile approntare un serio discorso programmatico.
Ma se il Napoli non sembra avere le idee chiare su Insigne, ci sembra che non le abbia nemmeno Insigne. O forse, almeno al momento, al contrario di Messi non ha offerte bell’e pronte per essere squadernate in meno di 24 ore. E pilotare una rapida sucita sia dal Napoli sia da questa situazione.
E la nostra sincera angoscia è che il tormentone possa protrarsi ancora per tanto tempo, con la possibilità – che ci atterrisce per la tristezza che ci infonde – che alla fine si possa restare insieme per mancanza di alternative.