Il piano Uefa per uccidere la Superlega nella culla

Servono riforme che piacciano i club inglesi, a partire dal fair play finanziario. La battaglia di idee soldi e lobbing che si sta consumando in attesa della Corte di Giustizia europea

Ceferin Superlega Uefa Champions

Mg Madrid (Spagna) 01/06/2019 - finale Champions League / Tottenham-Liverpool / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Aleksander Ceferin

Non si può comprendere quel che sta avvenendo e che a breve avverrà nel calcio, se non si tiene ben presente un concetto: lo spettro della Superlega non è affatto superato né dimenticato. Si aggira per l’Europa, non con la stessa virulenza di quell’altro del 1848, ma in maniera sufficiente a preoccupare la Uefa l’organo di governo del calcio europeo. È il principio cardine per decrittare le grandi manovre politico-economico-finanziarie che si stanno delineando, tra cui va incluso l’accordo con il fondo Cvc chiuso pochi giorni dalla Liga. Accordo non firmato da Barcellona e Real Madrid e fortemente voluto da Tebas colui il quale ha recentemente dichiarato che dietro l’idea Superlega c’è anche la Fifa.

Non è tutto. C’è un altro fattore che cattura i pensieri dei potenti del calcio: il verdetto della Corte di Giustizia europea che dovrà pronunciarsi sulla decisione del Tribunale di Madrid, dovrà stabilire se la Uefa può o meno detenere il monopolio delle manifestazioni calcistiche in Europa.

Può sembrare paradossale in un mondo iperconnesso ma la Corte di Giustizia europea è una sorta di isola inattaccabile. Nonostante un consistente spiegamento di forze di lobbing, è problematico anticipare quando la Corte si pronuncerà e pressoché impossibile quindi provare ad anticipare l’orientamento finale prima del parere dell’avvocato generale che, benché non vincolante, nel 90% dei casi rispecchia la decisione finale dei giudici. Il verdetto orienterà i decenni a venire del sistema calcio.

In questo quadro, le opposte fazioni sono al lavoro con un vasto spiegamento di uomini e di mezzi (vale a dire soldi). Un ruolo cruciale sulla scacchiera geopolitica del pallone lo giocano i club inglesi che sono diventati l’ago della bilancia. In sei aderirono alla Superlega per poi dissociarsene. Adesso sono rientrati nell’Eca insieme con Inter Milan e Atletico Madrid. A tenere in piedi l’idea restano Madrid, Barcellona e Juventus.

La Uefa ha ben chiaro che senza i club inglesi l’appeal della Superlega sarebbe nullo per qualsiasi private equity che sta valutando la possibilità di investire. È il motivo del new deal del calcio di cui ha scritto il New York Times: sette miliardi di dollari in soccorso dei club europei che partecipano alle coppe.

Non solo. È anche allo studio una drastica riforma del fair play finanziario, riforma che andrebbe nel senso della Nba e della Mls di baseball.

La Uefa sa che è in gioco il proprio futuro, ancor più della propria credibilità. È il motivo per cui a settembre si terrà a Nyon una convention molto importante in cui l’organizzazione di Ceferin traccerà le linee strategiche del calcio europeo.

La Uefa vuole fare le cose in grande. Sono quattro le commissioni che vareranno le linee guida del sistema calcio. Non a caso alla guida della commissione che si occuperà della sostenibilità finanziaria è stato chiamato, in qualità di indipendente, Jonathan Faull una lunghissima carriera nella Commissione Europea, l’uomo cui fu affidata la direzione della task force per evitare la Brexit. Fu lui, nel 2015, a negoziare l’accordo con l’allora primo ministro David Cameron sul potenziale nuovo status del Regno Unito all’interno dell’Unione, accordo che poi saltò perché Cameron perse il referendum. A Bruxelles, Faull è conosciuto per statura e serietà – non a caso è inglese. A lui è affidato il compito di presiedere la commissione che discuterà la riforma del fair play finanziario, con l’obiettivo che risulti fortemente gradita ai club inglesi.

La Uefa, come detto, è consapevole che la Superlega non è definitivamente sepolta, e che i fondi di private equity hanno tutto l’interesse a investire oggi su un asset al momento iper-svalutato. Perché se il quadro politico-strategico dovesse cambiare, e in questo sarà decisivo il pronunciamento della Corte di Giustizia europea, l’affare potrebbe rivelarsi considerevole – quattro-cinque volte la somma investita. È il motivo per cui anche il fronte Superlega è al lavoro con una ampia e frenetica attività di lobbing.

La posta in palio è il futuro del calcio europeo, soprattutto il futuro governo del calcio europeo e dei relativi flussi finanziari. Chi lo chiama semplicemente calcio, non ha minimamente idea. È una battaglia politica in cui nessun aspetto può essere sottovalutato. E la Uefa ne è pienamente consapevole.

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