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Spalletti e Allegri agitano i napolesi, a Napoli il pedigree è considerato un minus

POSTA NAPOLISTA – Così come l’appartenenza a gruppi di potere (Gattuso escluso). Piace l’antisistema. Perché da trent’anni Napoli non conta più nulla

Spalletti e Allegri agitano i napolesi, a Napoli il pedigree è considerato un minus

Non c’è dubbio che la piazza di Napoli sia una delle più strane ed obsolete, dove i meccanismi del buon senso e della civiltà sono assolutamente estranei alla massa (cit.). Mancano quattro giornate al 25 aprile dei Napolisti,(liberazione della sciagura gattusiana) ed il futuro già agita i sogni dei napolesi. Perché i napolesi hanno sogni agitati? Semplice: indipendentemente dal piazzamento finale, il futuro allenatore del Napoli non sembra essere a loro immagine e somiglianza. I nomi circolanti non sembrano avere le physique du rôle amato dalla maggioranza: sguardo trasalente, occhi cerchiati, bava agli angoli della bocca ed urla costanti: i veri indicatori dell’allenatore che crede a quello che fa.

D’altronde il ventilato arrivo di Spalletti, o addirittura un “colpo” Allegri di ADL per tanti sarebbe peggio di una cena fusion a base di sushi. I più preferiscono polpette al ragù e vino rosso, qualcosa in grado di capire. Qui il progresso non è mai arrivato. Si badi bene non ne fanno una questione di risultati oppure di gioco, (il napolese medio è in possesso di uno dei palati più fini in ambito di purezza dell’espressione calcistica) bensì non si sentirebbero fisicamente e visivamente rappresentati dai nuovi coach. Troppo mingherlini (anche se Benitez era un chiattone) troppo dentro il sistema di potere del calcio spalleggiato dalla stessa tifoseria napolese, contro la nascente Superlega.

Qui ci si è sempre esaltati ed innamorati di allenatori senza pedigree. Più antisistema sono, più sono adorati dal napolese ragliante. Perché? Perché Napoli è una città che da quando è finito il pentapartito, è diventata una città che non conta nulla. Per tanto va contro quel mondo che ad ingiusta ragione non ne riconosce la grandezza. Da oltre 30 anni Napoli vede il mondo progredire, regredendo. Qui il pedigree o l’appartenenza a gruppi di potere (Gattuso escluso) è considerato un minus e non certo un plus. Un eventuale arrivo di Mourinho sarebbe stato visto come l’arrivo di uno che era stato esonerato dal Tottenham, non certo da un rivoluzionario del calcio. Non sarebbe stata certamente colta ed accolta, come non lo è stato ormai tre anni orsono, in maniera prodromica ad un salto di qualità.

 La consapevolezza che questo luogo e questa gente siano tanto restii al cambiamento e ad accogliere qualcosa di diverso fa da contraltare alla narrazione che ci si è sempre voluti appiccicare addosso: Napoli città dell’accoglienza e della tolleranza. Il problema è che si è accoglienti e tolleranti solo con chi sta peggio. Immigrati, extracomunitari etc. etc. Solo per darsi un tono, solo per appuntarsi una coccarda di merito. Ma con chi sta meglio e viene da storie migliori di Napoli in quanto portatori di visione diversa, più moderna, ma che non necessariamente abbia riscontri immediati, si è all’opposto. Assolutamente impermeabili a qualsiasi visione alternativa del pensiero dominante: preistoria sociale, economica e calcistica. Pertanto Napoli accoglierebbe a braccia aperte Eziolino Capuano che con i suoi show ed i suoi modi di fare diventerebbe immagine della città ed idolo incontrastato della tifoseria.

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