Al Corriere: «Vedo nel dramma delle vicende scolastiche e del sistema sanitario l’effetto negativo della modifica del titolo V della Costituzione che quando è stato pensato non ha considerato emergenze come questa»
Il Corriere della Sera intervista Agostino Miozzo, ex coordinatore del Cts, ora consulente del ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi. Critica l’operato delle Regioni in merito alle scuole, in epoca di pandemia. Con i governatori che premono per riaprire le attività economiche, ma chiedono (e ottengono) di limitare gli ingressi a scuola a percentuali inferiori al 100%.
«Esprimo un’opinione del tutto personale: io vedo nel dramma delle vicende scolastiche, come nel complesso del sistema sanitario, l’effetto negativo della modifica del titolo V della Costituzione che evidentemente quando è stato pensato non ha considerato emergenze come questa. L’autonomia didattica è un principio assolutamente condivisibile ma non può sostituirsi ai principi base del diritto allo studio, immaginando modalità e soluzioni a una situazione di crisi estemporanee e non condivise a livello nazionale. Ricordo che l’articolo 120 della Costituzione prevede il potere sostitutivo qualora le autonomie politiche locali non siano in grado di garantire i diritti costituzionalmente previsti, una ipotesi decisamente complessa e per certi aspetti dirompente».
Dal primo lockdown le scuole si sono attivate per seguire le indicazioni del Governo. Ma la politica locale continua a penalizzare le scuole.
«Sin da aprile dello scorso anno sono state date indicazioni sul distanziamento nelle classi pollaio, sul dramma dei mezzi di trasporto, sulla criticità delle aggregazioni extrascolastiche. Purtroppo dal dibattito di queste ore sembrerebbe che non siano serviti a nulla gli sforzi fatti sinora su arredo scolastico, mascherine e disinfettanti, coordinamento con i prefetti. I dirigenti scolastici e il personale tutto si sono ben attivati nei mesi scorsi con innovazioni mai sperimentate prima d’oggi. Penso che nella narrazione negativa prevalga la considerazione della politica del territorio che insiste nel penalizzare la scuola rispetto ad altre categorie. È l’aspetto più sconfortante, per questo spero in una fortissima presa di posizione del governo che imponga all’intero Paese il principio della priorità da dare alla scuola».