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Roberto Battiloro: «Aspi mi ha offerto 1 milione per la morte di Giovanni, ma io voglio la verità»

Il papà del videomaker morto nel crollo del Morandi al Corriere: «Seguiva la cronaca nera e il Napoli. Io ero preoccupato per la camorra. Di certo non potevo pensare a un ponte pericolante» 

Roberto Battiloro: «Aspi mi ha offerto 1 milione per la morte di Giovanni, ma io voglio la verità»

Il Corriere della Sera intervista Roberto Battiloro, papà di Giovanni, videomaker di Torre del Greco morto nella tragedia del crollo del Ponte Morandi, il 14 agosto 2018. Disastro per il quale, oggi, si apre il secondo incidente probatorio. Giovanni andava in vacanza con i tre amici, Gerardo, Antonio e Matteo. Tutti morti, tra le macerie del maledetto viadotto.

«Non dormo da una settimana per questo appuntamento: inizia il processo ai responsabili del delitto di Giovanni».

Battiloro sarà tra i pochissimi parenti delle vittime presenti in aula, oggi, insieme alla figlia Laura e all’avvocato Antonio Cirillo. E’ il solo ad aver prodotto una consulenza di parte, con un pool d’ingegneri che ha già depositato le loro conclusioni. Spiega la sua posizione in merito alla causa del crollo.

«Siamo in linea con i periti del giudice: lo strallo malato, la ruggine, l’incuria, il risparmio sulle manutenzioni per i dividendi».

Racconta di vivere questo ritorno a Genova «con grande angoscia» e di aver studiato un percorso alternativo per arrivarci senza dover passare per il ponte.

«Perché mi ricorda che la giustizia non è stata veloce quanto la ricostruzione. Il problema è irrisolto e c’è ancora chi prende i pedaggi per il transito».

Battiloro ha rifiutato il risarcimento offerto da Autostrade: un milione di euro. E’ stato uno dei pochissimi, tra i familiari delle vittime, ad aver fatto questa scelta.

«Devo dire che mi sono sentito un po’ solo e avvilito in questi anni. Gli avvocati di Aspi ci hanno contattato quattro volte, con offerte anche molto importanti. Ma io non ne avrei accettati neanche 10 di milioni perché non voglio ristori. Questo non è un Superenalotto e mi ha sorpreso come siano riusciti a comprarsi 40 famiglie. No, prima di tutto deve uscire la verità. Spero che questa mia rinuncia contribuisca ad avere un vero giudizio. Il procuratore Cozzi me l’ha giurato in faccia: “Tratterò il processo come se fosse morto mio figlio”, mi ha detto. Capisco però chi ha accettato il denaro: se con il proprio caro qualcuno ha perso una fonte di reddito, non è facile tirare avanti».

Racconta di Giovanni, del suo impegno giornalistico.

«Lui sognava di fare il giornalista. Sognava un mondo più equo e legale, seguiva la cronaca nera e il Napoli. Io ero preoccupato per la camorra. Di certo non potevo pensare a un ponte pericolante».

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