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L’Atalanta ha gestito la crisi da squadra adulta. Non l’ha negata e ha pure vinto

Nella serata in cui Conte va fuori dall’Europa e sbraca in tv, Gasperini dà lezione sia di calcio sia di comportamento. Il club ha rifiutato l’ipocrisia tipica dell’ambiente

L’Atalanta ha gestito la crisi da squadra adulta. Non l’ha negata e ha pure vinto
Gasperini (Photo Hermann)

Poteva esplodere. Farsi consumare dal pettegolezzo, inseguire le ricostruzioni dei vocali di Whatsapp e dannarsi l’anima nella negazione, come i bambini che non ammetteranno mai di non aver lavato i denti prima di andare a letto. L’Atalanta invece s’è fatta adulta nella gestione della prima vera crisi di crescita. Ha battuto l’Ajax, e s’è qualificata agli ottavi di Champions nel girone del Liverpool, caduto peraltro ad Anfield. Lo ha fatto mentre la narrazione dello “spogliatoio spaccato” filava via liscia quasi per cliché: il Papu che si ribella all’autorità dell’allenatore, il miracolo del gruppo stracciato dai clan sudamericani, i panni sporchi che in famiglia nessuno lava, finiti stesi in pubblica piazza. E invece da questa pozza fetida è spuntata un’Atalanta post-adolescente, matura. Poteva deragliare, è ancora sui binari, quasi in orario.

Una gestione del danno ammirevole. Gasperini s’è dapprima autotutelato appellandosi al diritto di non rispondere prima di una partita fondamentale, e poi a posteriori ha disinnescato i microfoni: ha ammesso con pacatezza il dissidio interno, ha dettato il suo punto sulla questione («devo sentirmi libero di fare le mie scelte su chi mandare in campo»), e distribuito lezioni di pragmatismo: Gomez, il reprobo, titolare a dispetto del gossip e del malanimo. Con Ilicic, il complice cantato dalle cronache, in panchina ma vabbé. Il segnale della svolta: pensiamo a vincere, le priorità. Come fanno gli adulti.

L’Atalanta ha vinto con un gol di Muriel, che ha statistiche minuti/gol da capocannoniere (un gol ogni 81 minuti nella scorsa stagione, uno ogni 76 minuti da settembre), e invece se la passa spesso in panchina, sorridente come una controfigura di Ronaldo il Fenomeno. Le premesse del crollo c’erano tutte: quando l’underdog gioca a restare tale nonostante il mondo lo metta su un piedistallo, è un attimo che viene giù tutto. A volte anche solo per mancanza di riflessi, per tedio.

Invece la finta provinciale s’è definitivamente spogliata delle parvenze, e ha modulato la risposta da solida industria sportiva. E’ intervenuta col piglio corretto la società, in presenza nei giorni difficili e financo davanti alla stampa nel post-partita. I Percassi, in tv, ci vanno quasi mai. Quando cedono è perché… non cedono: prendono in mano la situazione. Hanno preso la parola entrambi, padre e figlio:

“Non ci presentiamo ai microfoni in genere, oggi dimostriamo che siamo molto presenti e cerchiamo di fare le cose per il bene della società. In tutte le famiglie le discussioni fanno parte della vita normale, ma poi la famiglia va avanti. Facciamo molto affidamento sui comportamenti, le scelte”.

Il direttore generale, Umberto Marino, dice che è intervenuta “una proprietà innamorata”. E che “certe situazioni sono cicliche, bisogna affrontarle con calma e sangue freddo”. Di nuovo: la continenza è una virtù che ha che fare con l’esperienza. Raccontarla ancora imberbe questa Atalanta diventa complicato. Le millantate grandi da fortunali del genere non sempre escono così integre.

Gasperini sta dando una rinfrescata al curriculum, con i risultati ma soprattutto riabilitandosi agli occhi del pregiudizio: l’allenatore delle piccole, che ha fallito la sua occasione quando fu digerito e sputato via dall’Inter. Proprio nella sera in cui Conte il motivatore finisce a sbracare in tv cercando di giustificare – con toni indecenti – l’eliminazione dall’Europa dell’Inter, Gasp sornione conferma contrasti e voci e ci parla sopra:

“Il principio per cui io devo essere libero di scegliere per il bene della squadra è un principio su cui non si può prescindere. Ma dopo si va avanti. Subivamo troppi gol e non riuscivamo a realizzarne, un allenatore deve anche prendere decisioni diverse, possono essere momentanee ma finalizzate a ottenere il massimo risultato”.

E ha ottenuto il massimo risultato nella serata che aveva appuntato come primo obiettivo della stagione fin da settembre, la qualificazione che “permette di programmare una stagione con i tempi. Una tappa fondamentale perché un conto era andare in Champions, uno in Europa League e un altro essere fuori da tutto. Ora dobbiamo fissare un po’ di punti, strategie e situazioni, come tutte le grandi società”.

Se lo dice da solo, nemmeno ci fa caso: l’Atalanta si muove come tutte le grandi società.

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