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Troppi errori di Giacomelli, è stato sbagliato concedergli la deroga per un altro anno

Tanti i precedenti: il caso del profilo social, un metro di direzione che spesso crea agitazione tra le squadre. Poteva essere dismesso ma è stato confermato

Troppi errori di Giacomelli, è stato sbagliato concedergli la deroga per un altro anno

Sostenere che forse quella deroga non era così meritata, non è così sbagliato. Piero Giacomelli sarebbe dovuto essere dismesso alla fine della scorsa stagione per raggiunti limiti di permanenza, e invece insieme al collega Calvarese ha ottenuto la possibilità di arbitrare un’altra stagione. Eppure c’erano tanti indizi che avrebbero potuto condurre alla scelta di interrompere la sua carriera arbitrale, in questo senso Milan-Roma sembra soltanto una conferma ulteriore.

A San Siro ha concesso due rigori inesistenti, perché in entrambi i casi è l’attaccante ad andare a contatto col difensore e non viceversa. Sensazioni peraltro che erano ben percepibili già in presa diretta. In entrambi i casi è molto grave che il VAR Nasca (che per giunta è un VAR Pro) non sia intervenuto perché si tratta di chiaro errore: manca infatti il presupposto del fallo, cioè che il difensore abbia avuto una condotta irregolare sull’attaccante.

A Napoli è ricordato per la partita con l’Atalanta, per quel contatto tra Llorente e Kjaer su cui semplicemente non decise; sul capovolgimento di fronte, poi, gli azzurri subiranno il gol del definitivo pareggio e si scatenerà il putiferio. Persino Rizzoli si espose, non tanto per esprimere un giudizio personale sull’episodio discusso, ma per evidenziare l’errore di direzione di Giacomelli, a cui la partita era decisamente sfuggita di mano. “Avrebbe dovuto decidere in un senso o nell’altro, lasciar proseguire il gioco è stato sbagliato” in sintesi il pensiero del designatore. Molti però non ricordano il vero errore della gara, cioè la scarpata alla testa che Pasalic rifilò a Callejon, un grave fallo di gioco che da regolamento deve essere sanzionato col cartellino rosso e non col giallo come accadde.

Sempre nella scorsa stagione, in Lecce-Inter assegnò un rigore ai pugliesi per un tocco di mani di Sensi che aveva il braccio attaccato al corpo, quindi non punibile. Il fischiò arrivò mentre Giacomelli stava scivolando per terra: l’arbitro prese una decisione del genere senza avere una visuale adeguata. Richiamato poi al monitor, tornò fortunatamente sui propri passi.

In generale, da sempre Giacomelli ha dimostrato un problema nelle direzioni di gara. Ha sempre cercato di non estrarre cartellini, per chiudere col taccuino immacolato, che però non è sinonimo di una direzione autorevole. Spesso infatti questa linea ha causato forti tensioni tra le squadre e anche nel finale di ieri si è avuta la stessa sensazione. C’erano, insomma, diversi aspetti che potevano far propendere per una riflessione sulla concessione della deroga, che alla fine è stata data a lui e Calvarese che invece l’ha meritata con prestazioni affidabili (tranne l’ultima).

Andando più all’indietro, la carriera di Giacomelli conta diversi episodi controversi. Su tutti, quelli di Lazio-Torino del 2017. Non solo non concesse un rigore alla Lazio per un fallo di mano evidente (anche in quel caso VAR – che era Di Bello – praticamente inesistente), ma poi mostrò un rosso ad Immobile per una reazione su Burdisso che effettivamente non meritava un provvedimento disciplinare così duro (l’attaccante va testa a testa col difensore).

Nei giorni a seguire fu peraltro scoperto un suo profilo social, nonostante l’AIA faccia divieto espressamente agli arbitri di essere presenti in rete in qualsiasi modo. L’utente Jack O’ Melly pubblicò una foto che ritrae Totti calciare un rigore con l’arbitro Giacomelli sullo sfondo. Non il giocatore migliore con cui pubblicare una foto dopo aver sfavorito la Lazio. Il fatto fece scattare un’indagine della Procura Federale e una class action dei tifosi biancocelesti.

Essendo davvero pochi gli arbitri con un passato così controverso, non era così impossibile prevedere un presente che continua a risentire di difetti strutturali mai risolti. E che magari, alla fine della scorsa stagione, avrebbero potuto condurre a valutazioni differenti.

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