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«Con Berlinguer parlavamo di calzini. Berlusconi? L’unico vero leader rimasto in campo»

Paolo Guzzanti al Giornale: «Il Cavaliere oggi è l’unico che porta la bandiera con i valori liberali. Lo danno sempre per finito, tuttavia si rialza ogni volta»

«Con Berlinguer parlavamo di calzini. Berlusconi? L’unico vero leader rimasto in campo»

Il Giornale intervista Paolo Guzzanti. Oggi compie 80 anni, di cui 60 trascorsi scrivendo. Ha intervistato Pertini, Conte, Craxi, Berlusconi e tanti atri, tranne Berlinguer.

«Tutti tranne uno, Enrico Berlinguer. Avevamo un buon rapporto, ci stavamo simpatici e ci incontravamo spesso sull’aereo per Bruxelles. Però lui evitava i temi politici, parlava di altro. Di storia, di letteratura. Una volta di calzini. Abbiamo discusso a lungo se andavano abbinati al colore dei pantaloni o delle scarpe, se era meglio accordare le tinte o cercare il contrasto. Era davvero un tipo elegante. Mi incuriosiva, apprezzavo il suo tentativo di sganciarsi definitivamente dall’Urss, ma il caso Moro ha ammazzato tutto. È rimasto il rimpianto di non averlo mai intervistato».

Cossiga, invece, per un periodo parlava solo con lui.

«La cosa è nata per caso. Mi avevano mandato a Gela per l’inaugurazione dell’anno giudiziario e lui mi venne incontro facendosi largo tra la scorta. Mi aveva visto la sera prima in tv e gli ero piaciuto, mi trascinò con sé e scrissi che non era da camicia di forza come tutti sostenevano. Cominciai a frequentare le colazioni delle sette al Quirinale dove trovavo caffè, cappuccino e la crema dell’intellighentia di sinistra, da Andrea Barbato a Sandro Curzi a Valentino Parlato».

Su Craxi.

«Ci volevamo molto bene ma non lasciava tanto margine all’autonomia. Come a Repubblica mi consideravano troppo socialista, i socialisti mi ritenevano troppo di Repubblica. Finché un bel giorno mi chiamò Giampaolo Sodano, il capo di Raidue: Guzza’, brutte notizie, Bettino ha detto che te devo da chiude’ la trasmissione. Conducevo Rosso di sera, che faceva cinque milioni di ascolti. Nessuno obiettò sulla censura».

Su Berlusconi.

«Sono l’unico che sono saltato nel suo carro perdente, nel 1999 quando al governo c’era Massimo D’Alema, e sono uscito quando era alle stelle, nel 2002. E nel 2008 ho abbandonato Forza Italia perché Berlusconi appoggiava Putin che aveva attaccato la Georgia. Oggi è l’unico che porta la bandiera con i valori liberali. Lo danno sempre per finito, tuttavia si rialza ogni volta. È l’unico vero leader rimasto in campo, dopo che Renzi si è suicidato».

 

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