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Vanzina: basta “froci” e “figa”, anche al cinema ora vince il moralismo

Intervista su Libero: «Detesto la parola “cinepanettoni”, preferisco “film di Natale”. Ma non mi interessano più: l’ultimo risale al 2000, farne un altro è l’ultima delle mie idee».

Vanzina: basta “froci” e “figa”, anche al cinema ora vince il moralismo

Enrico Vanzina, l’ultimo cinepanettone, l’ha fatto nel 2010, quando c’era ancora il fratello Carlo. Odia il termine (io li chiamo “film di Natale”) e non è una cosa che gli interessa riproporre. Perché Carlo non c’è più, e il suo cinema è andato oltre, persino oltre il marchio “Vanzina” stesso.

L’ultimo – su Netflix – è ambientato a Riccione, d’estate, si chiama come la canzone dei Thegiornalisti che fa da colonna sonora, ed è una riproposizione (alcuni dicono “omaggio”) a Sapore di Mare. C’è pure Isabella Ferrari, che invece di fare Selvaggia fa la mamma troppo apprensiva.

Ma è cambiato tutto, dice in una bella intervista su Libero, Vanzina. A cominciare dal politicamente corretto. I suoi film che negli anni 80 erano pieni di “froci” e “figa”. Ora non è aria.

«Essere schiavi del politicamente corretto è terribile dal punto di vista creativo. Se devi lavorare con il bilancino, se devi seguire le regolette, non puoi più fare nulla, non puoi neppure pronunciare certe parole. La correttezza politica ce la devi avere dentro tu, riguarda la tua coscienza, e sei tu stesso a capire che non devi essere offensivo. Nel caso di questo film, anziché parlare di quelle minoranze, cosa che non mi sembrava opportuna, ho preferito parlare della diversità di un ragazzo non vedente e del suo percorso di inclusione nel gruppo: lui insegnerà molto agli altri e a lui verrà insegnato molto».

«Ogni film va contestualizzato, in quanto rappresenta dei personaggi della realtà. Non è un manifesto, ma una fotografia. Se un personaggio parla in un modo, non significa che lo sceneggiatore e il regista condividano quello che dice. Significa solo che in quel momento storico certi personaggi si esprimevano così. Ancora oggi, se io volessi rappresentare un personaggio spregevole, cretino o ignorante, potrei fargli dire quelle cose. Poi il personaggio sarà giudicato in quanto tale dal pubblico».

«Gli italiani sanno ancora ridere delle proprie stupidaggini e non hanno perso il gusto intelligentissimo di gettare uno sguardo ironico sulle cose serie. Il problema è che è subentrata una dimensione di moralismo, sia destra e che a sinistra, per cui il potere non può essere criticato e su certi temi è sconsigliata una risata».

E’ finita un’epoca:

«Detesto quella parola, cinepanettoni, preferisco chiamarli film di Natale. E comunque non mi interessano più: l’ultimo risale al 2000, farne un altro è l’ultima delle mie idee».

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