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Osanna: «A Pompei fu uno shock quando nominai una donna di 40 anni capo dell’ufficio tecnico»

Al Sole 24 Ore il direttore degli Scavi. «Quando parlai della digitalizzazione dell’archivio, mi dissero: “Ma così lo vedranno tutti”». La battaglia col sindacato, l’incuria e la criminalità

Osanna: «A Pompei fu uno shock quando nominai una donna di 40 anni capo dell’ufficio tecnico»

Sul Sole 24 Ore una interessante conversazione con Massimo Osanna direttore del Parco Archeologico di Pompei. Quando è arrivato, nel 2014, i visitatori erano due milioni e mezzo. Nel 2019, sono stati quattro milioni. Raddoppiati. Non solo. Al suo arrivo, l’80% dei visitatori era composto da stranieri e il 20% da italiani. Prima della chiusura per pandemia, la percentuale aveva raggiunto il pareggio.

Il Parco ha riaperto il 26 maggio, dopo l’emergenza Covid. Osanna sciorina dati certo non confortanti sugli accessi.

«Il primo giorno della riapertura, il 26 maggio, abbiamo avuto 104 visitatori. L’anno scorso la media era stata di 15mila. Il 2 giugno è andata bene: 1.400 biglietti staccati. Con la fine del divieto di circolazione fra regioni, abbiamo alzato a 5.100 il numero massimo di prenotazioni al giorno. Contiamo di aumentare ancora. Dal ministero dei Beni culturali mi hanno chiesto quanto ci servirà per rimanere in equilibrio finanziario: credo otto milioni di euro. Abbiamo rimandato all’anno prossimo i restauri delle case del facoltoso commerciante Giulio Polibio e degli Epidii, una famiglia della élite pompeiana. Ora, tanto più davanti a questo shock, dobbiamo aumentare i ricavi con le imprese».

Quando è arrivato a Pompei, come soprintendente, nel 2014, ha trovato il generale Giovanni Nistri che nel 2018 è poi diventato comandante generale dell’arma dei carabinieri. Nistri era a Pompei dal 2012, per cercare di mettere un freno ad una situazione disastrosa.

«Io e Nistri siamo diventati amici. Qui, una volta, succedevano cose indicibili. Lui, con i suoi venti carabinieri e tecnici, ha bonificato tutto. Io e i miei collaboratori abbiamo cambiato dall’interno la macchina. Le due parti del lavoro si sono fuse. Nessuno aveva mai fatto manutenzione programmata: ogni settimana crollava un muro. Per due anni, non ho praticamente visto il mio compagno Gianluca. La nostra vita privata era quasi annullata».

Per arrivare ai risultati che ha ottenuto, il primo passo da fare, racconta, è stato contrastare il sindacalismo selvaggio.

«Io e i sindacati confederali ci siamo misurati e, adesso, ci rispettiamo a vicenda. Con le sigle minori rimane più di un problema. Di certo, la situazione è molto cambiata da quando, al mio arrivo, venivano indette le assemblee alle nove del mattino per interrompere l’accesso dei visitatori e io invece facevo aprire lo stesso il sito archeologico».

Di pari passo c’è il rifiuto di ogni convivenza con le forme di illecito, oltre che un controllo personale della pulizia e dell’ordine.

«A qualcuno questo farà sorridere. Ma ogni giorno, io conduco una piccola ispezione personale. In un angolo particolare degli scavi, nei punti di accoglienza o nei bagni. Tutto deve essere a posto. A sera, lo smartphone registra spesso 15mila passi».

A Pompei sono stati assunti giovani laureati e dottori di ricerca. Ai turisti, a differenza di quanto accadeva prima, si parla in inglese. Osanna ha rinnovato tutto, soprattutto la mentalità di chi lavorava lì da tempo.

«Quando ho nominato a capo dell’ufficio tecnico una donna di 40 anni, Anna Maria Mauro, di carattere e molto competente, è stato un trauma per la vecchia dirigenza, per lo più maschi di età assai più matura».

E continua:

«Quando spiegai alla mia struttura più tradizionalista che avremmo digitalizzato l’archivio, mi guardarono straniti e mi dissero: “Ma, così, lo vedono tutti”».

A Pompei è riuscito a gestire il denaro europeo che fino ad allora era svanito nel nulla.

«Nel 2014 ho trovato pochi progetti e poche gare, a fronte di una disponibilità formale di 105 milioni di euro dell’Unione europea. Soldi che, alla fine, sarebbero stati persi. Dal settembre del 2015, con l’apertura di 55 cantieri, siamo riusciti a spendere, o meglio ad investire, 150 milioni di euro. Ai quali, adesso, si aggiungeranno altri 40 milioni di fondi Cipe».

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