“Boccalone incartapecorito”. Libero offende il “vecchio” Fede con la scusa di difenderlo

Il quotidiano di Feltri dedica la prima pagina all'arresto napoletano del "vecchio giornalista", un "povero pirla" "rugoso e giallastro". E lo paragona con sobrietà alla cattura del nazista Eichmann

fede

Oggi Libero ha una prima pagina che è tutto un programma, l’apertura è “Arrestano Fede non i camorristi”, con la foto del faccione del giornalista in una espressione distorta, una smorfia. La firma è Renato Farina, radiato dall’Ordine dei giornalisti per la sua collaborazione con i servizi segreti con lo pseudonimo di Betulla. Il paginone interno dedicato all’arresto napoletano di Fede è un pezzo d’avanguardia.

Tanto per cominciare, uno dei problemi è che lo hanno arrestato mentre era a cena proprio a Napoli. Libero spunti del genere non se li fa scappare, per cui – per esempio  – piazza LA LEGGE DI GOMORRA come titoletto, a freddo. Ma c’azzecca sempre. Stanno a Napoli.

Il cuore dell’articolo però vira presto su altre parole chiave. La difesa d’ufficio di Fede si trasforma lentamente in uno stillicidio di aggettivi irriguardosi, di offese gratuite sulla vecchiaia, di quello che gli americani chiamano age-shaming. Farina, che pure c’ha un’età, calca la mano sui suoi 89 anni. Comincia con “il vecchio giornalista”. Poi poche righe più sotto diventa “lo stagionato boccalone”. La moglie, la napoletana Diana De Feo, è una “santa donna”. Lui, un “povero pirla”, “rugoso e giallastro come i principi incartapecoriti dei romanzi russi”.

Il filo conduttore del resto è nel nome della abituale sobrietà. L’arresto di Fede (da un “commando” di 7 Carabinieri) viene paragonato alla “cattura con un formidabile blitz da parte del Mossad del burocrate nazista della Shoa, Adolf Eichmann”, nel 1960. Capite bene che con tali premesse, il pezzo va in discesa.

L’Arma ovviamente “non ne ha colpa”, “obbedisce agli ordini”, anche se poi Farina ammette che avrebbero potuto muoversi con altra grazia: fargli finire la cena, spegnere le candeline, offrirgli un caffè (testuale) e poi, solo poi, tradurlo nella camera d’hotel a 5 stelle, la cella della “sua neo-prigionia”.

Farina è penna leggera, e ad un tratto – in quota lacrimoni – si lascia andare:

“Come scrisse un poeta prematuramente scomparso: «Primavera è due vecchi che si vogliono bene» (Brunello Mucci). Lo documenta la fotografia della coppia ottuagenaria di Barcellona che ha potuto infine baciarsi pur separata dalla plastica. Ma per Fede chi vuoi che si commuova?”

Però poi torna in sé, e argomenta la polemica geo-giudiziaria:

Da noi ci sono città – una a caso, Napoli – dove la criminalità impera, vi si alimentano leggende nere di eroi imprendibili e onorati dal volgo, e la letteratura e la tivù ne glorificano il regno con il nome biblico di Gomorra.

“Una a caso, Napoli”.

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