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La questione meridionale nel calcio: 8 scudetti in 117 anni

Ci sono riuscite Roma, Lazio, Napoli e Cagliari. Solo in Italia la differenza territoriale è così marcata. Un’anomalia che conferma l’Italia a due velocità

La questione meridionale nel calcio: 8 scudetti in 117 anni

Il campionato in corso, il cui destino è ancora ignoto, è il 118° nella storia del calcio italiano, l’89° a girone unico.

Prima dell’avvento stabile e definitivo della formula a girone unico, il campionato si svolgeva su base territoriale, con finali che finivano per premiare sempre e solo squadre del nord. Soprattutto perché la gran parte delle squadre iscritte proveniva dall’Italia settentrionale. Ergo, 28 titoli su 28 furono vinti da club liguri, lombardi, piemontesi o emiliani.

Subito dopo l’avvento del girone unico nel 1929-30, pur tra differenze di esperienza calcistica e di tipo socio-economico, il dislivello tra squadre del nord e squadre del centro-sud iniziò molto lentamente ad appiattirsi. Soprattutto per merito della Roma, capace nei primi anni del girone unico di arrivare tre volte tra le prime 3, fino a vincere lo scudetto nel 1941-42.

Nel corso degli anni, le due aree geografiche sono rimaste sempre abbastanza lontane tra loro come numero di squadre partecipanti al campionato (la media negli 88 tornei a girone unico finora disputati è del 71% di squadre del nord e del 29% di squadre del centro-sud), ma ciò che salta all’occhio è che soli 8 campionati sono stati vinti da squadre del centro-sud (Roma, Lazio, Napoli e Cagliari), pari ad appena il 9,1% dei tornei a girone unico.

Il dato degli scudetti vinti dai club del nord, rispetto a quelli del centro-sud (se aggiungessimo tutti quelli vinti prima del 1930 saremmo ad un iperbolico 93%), finisce però per stridere con tutti gli altri numeri delle statistiche della serie A:

PRESENZE IN SERIE A (GIRONE UNICO, nel 1945-46 due gironi)
Club del Nord Italia: 1114 volte (70,8%)
Club del Centro-Sud: 459 volte (29.2%)

PUNTI CONQUISTATI IN SERIE A
Club del Nord: 41861 (71,4%)
Club del Centro-Sud: 16741 (28,6%)

PIAZZAMENTI SUL PODIO (ESCLUSO LO SCUDETTO)
Club del Nord: 128 volte (72,3%)
Club del Centro-Sud: 49 volte (27,7%)

Come si può notare, i risultati ottenuti dalle due aree geografiche, al netto degli scudetti vinti, sono quasi perfettamente proporzionali al numero di partecipazioni in Serie A. E quella dei pochissimi scudetti al centro-sud è davvero una anomalia statistica molto curiosa. In pratica, se gli scudetti fossero stati vinti con lo stesso criterio di proporzionalità, le squadre del centro-sud avrebbero dovuto vincere almeno 25 campionati, ovvero più del triplo.
Ma per completare l’analisi statistica degli 88 campionati a girone unico finora disputati, ecco alcune classifiche particolari:

PERCENTUALE DI SCUDETTI RISPETTO AI CAMPIONATI DISPUTATI

Juventus 33 su 87 (37,9%)
Inter 16 su 88 (18,2%)
Milan 15 su 86 (17,4%)
Torino 6 su 76 (7,9%)
Bologna 5 su 73 (6.8%)
Verona 1 su 29 (3,4%)
Roma 3 su 87 (3,4%)
Napoli 2 su 74 (2,7%)

PERCENTUALE DI PODI RISPETTO AI CAMPIONATI DISPUTATI

Juventus 60 su 87 (69,0%)
Milan 44 su 86 (51,2%)
Inter 44 su 88 (50,0%)
Roma 24 su 87 (27,6%)
Napoli 19 su 74 (25,7%)

SCUDETTI VINTI vs. SECONDI E TERZI POSTI (SQUADRE CON ALMENO 10 PODI)

Juventus 33 scudetti vs. 27 volte 2° o 3° posto (circa 1 scudetto ogni 2 podi)
Bologna 5 scudetti vs. 6 volte 2° o 3° posto (circa 1 ogni 2)
Inter 16 scudetti vs. 28 volte 2° o 3° posto (circa 1 ogni 3)
Torino 6 scudetti vs. 11 volte 2° o 3° posto (circa 1 ogni 3)
Milan 15 scudetti vs. 29 volte 2° o 3° posto (circa 1 ogni 3)
Lazio 2 scudetti vs. 9 volte 2° o 3° posto (circa 1 ogni 5,5)
Fiorentina 2 scudetti vs. 11 volte 2° o 3° posto (circa 1 ogni 6,5)
Roma 3 scudetti vs. 21 volte 2° o 3° posto (circa 1 ogni 8)
Napoli 2 scudetti vs. 17 volte 2° o 3° posto (circa 1 ogni 9.5)

Il calcio non è come gli altri sport, salire sul podio conta molto poco. Però sembra quasi che le 2 migliori squadre del centro-sud, pur riuscendo ad arrivare frequentemente (almeno 1 volta su 4) tra le prime tre, siano poi incapaci di trasformare in vittorie questa loro costante presenza nell’alta classifica. Con la Roma, capace di arrivare per ben 14 volte seconda, ma con 3 soli scudetti all’attivo, e lo stesso Napoli, ben 17 volte classificato tra secondo e terzo posto, ma con 2 soli scudetti in bacheca.

In sostanza i numeri ci dicono che, quando sono state in lotta per il massimo obiettivo, squadre come la Roma e il Napoli dalle 7 alle 9 volte su 10 hanno finito per perdere il titolo. Mentre Juventus, Inter, Milan (ma anche Torino e Bologna), quando hanno giocato per l’alta classifica, una volta su 2, massimo una volta su 3, hanno vinto lo scudetto.

Tanto per fare un esempio, paragonando i dati della Serie A a quelli del campionato inglese, tutte le squadre d’oltremanica che hanno ottenuto più di 10 volte un piazzamento tra le prime 3, hanno finito per vincere lo scudetto più o meno con la stessa frequenza, senza distinzione di alcun tipo, men che meno geografica. Per inciso, si va dal Preston North End, che è salito sul gradino più alto una volta ogni 5 podi raggiunti, fino al Manchester United per il quale una volta su due il podio si è tramutato in scudetto. Ma in mezzo ci sono altre 11 squadre che hanno raggiunto il titolo con una frequenza media di una vittoria per ogni 3 occasioni in cui lottavano per l’alta classifica. L’unica eccezione è il Tottenham, che è arrivato tra le prime 3 per ben 18 volte, vincendo però solo due campionati.

Cosa renda così diverso il nostro campionato non è facile da stabilire. E per comprendere cosa manchi alle squadre del centro-sud per scalare l’ultimo livello e vincere di più ci sarebbe bisogno di analisi approfondite. Non è mai stato chiaro se si tratti di incapacità di fare l’ultimo sforzo, di debolezza strutturale delle squadre, di fattori ambientali o climatici (come si usava dire fino a qualche anno fa), o se vi sia anche una certa influenza di fattori esterni non controllabili.

Un’anomalia che sembra però seguire tristemente l’andamento a due velocità del paese. E il calcio, come altri sport, non offre alcuna differenza.

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