Repubblica Napoli: siamo al 30%, come nel 2018. Colpa – anche – dell’umido “impuro”, che non possiamo trattare in Campania e che viene rifiutato negli impianti del nord

La raccolta differenziata a Napoli non decolla. Anzi resta a terra, troppa. A dicembre è ferma al 30 per cento, secondo i calcoli elaborati da Asia. Peggio di dicembre, solo agosto: quando la raccolta era scesa al 27,2.
Repubblica Napoli tira le somme di un disastro ambientale all’orgine: il 2019 si chiude con una differenziata all’incirca al 36,1 per cento. Quasi lo stesso dato del 2018: quando aveva sfiorato il 36 per cento. Nessuna crescita in 12 mesi. E soprattutto vanificato lo sforzo compiuto nel primo semestre 2019: tra aprile e maggio la differenziata era schizzata al 40 per cento.
A mandare in crisi la raccolta è stata la frazione umida – scrive Repubblica – spedita fuori regione perché non ci sono impianti di compostaggio, con un piano della Regione targata De Luca per realizzarne una dozzina fermo al palo dal 2015. L’umido è diventato un’emergenza nazionale: a partire da questa estate gli impianti del Nord hanno iniziato a rifiutare i carichi provenienti da Napoli e provincia. Il motivo? Troppe quantità impure, raccolta fatta male”.
Il problema sono anche i costi insostenibili: “Asia è stata costretta dall’estate a stringere accordi con siti di trasferenza privati dove depositare l’umido. E garantire così la qualità della frazione per riprendere i viaggi verso il Nord. Per cui ai 130-150 euro a tonnellata da pagare agli impianti (a cui vanno sommati 40-50 euro per il trasporto), si sono aggiunti circa 30-40 euro a tonnellata da versare alle piattaforme private in regione. Un extra di circa 250 mila euro al mese, per recuperare una produzione di 6 mila tonnellate mensili, dimezzata da luglio. Fatti i conti l’umido è schizzato a una cifra record di 230-240 euro a tonnellata”.