ilNapolista

Il calcio bulgaro era in mano alla mafia: 15 presidenti uccisi in 12 anni (poi è arrivato il Ludogorets)

La Gazzetta racconta le tenebre, poi l’eccezione col suo presidente che è soprannominato l’Abramovich bulgaro. Ha copiato l’aquila dalla Lazio

Il calcio bulgaro era in mano alla mafia: 15 presidenti uccisi in 12 anni (poi è arrivato il Ludogorets)

La Gazzetta dello Sport regala una pagina straordinaria al Ludogorets stasera avversario dell’Inter in Europa League. Un raggio di sole nel calcio bulgaro, per anni macchiato da mafia, razzismo e partite truccate.

È la squadra della città di Razgrad, a nord della Bulgaria. 35mila abitanti e uno stadio da 10mila posti. Qui, una volta, era tutta campagna e la tradizione calcistica era a zero. Poi è arrivato Kiril Domuschiev, ed è cambiato tutto.

Il calcio bulgaro era finito nelle tenebre. La nazionale, 25 anni fa, arrivò quarta al Mondiale americano. Poi stop. L’ultima volta che ha partecipato a un Mondiale o a un Europeo è stata nel 2014. Da quel momento, la storia del calcio bulgaro è stato costellato da

“affari sporchi, pistole e cadaveri”.

In 12 anni, tra il 1993 e il 2005, tanto per cominciare, sono stati uccisi 15 tra presidenti ed ex presidenti di club di serie A.

“Dopo il terzo omicidio in due anni di un «numero 1» del Lokomotiv Plovdiv qualcuno definì quel «posto di lavoro» come il più pericoloso al mondo”.

Uccisi per motivi non legati al calcio, spiega la rosea, ma “la strage” ha reso evidente lo stretto legame tra calcio e criminalità organizzata.

“I principali club del paese erano in mano alla mafia bulgara, che dopo il crollo del comunismo si era accaparrata buona parte della depressa economia di Sofia. Il calcio non era solo mezzo di riconoscimento e hobby, ma in primis un ricco business”.

Il core business erano le scommesse clandestine. Le partite venivano “aggiustate” con regolarità tanto che la Uefa invitò ad aprire un’inchiesta. Le uccisioni andarono avanti. La rosea ne racconta anche altre.

Oggi la situazione è un po’ cambiata, ma restano i problemi legati ai ripetuti casi di razzismo e gli scandali, come il fallimento per debiti del Cska nel 2015.

In questo contesto avvilente, l’arrivo di Kiril Domuschiev nel calcio ha rappresentato una svolta. Provò a comprare il Cska ma fu respinto. Allora si rivolse al Ludo, nel quale investì, nel 2009, 25mila euro. Lo portò in massima serie.

Domuschiev, soprannominato l’Abramovich bulgaro, ha fatto fortuna dopo il crollo del comunismo grazie all’acquisizione di alcune aziende farmaceutiche statali. Oggi è presidente di un colosso farmaceutico, la Huvepharma, che ha sedi in Bulgaria ma anche in Italia e Nebraska. Possiede 7 canali televisivi, il 70% della flotta mercantile del paese e terminal commerciali sul Mar Nero.

“Nel calcio si fa vanto di un (quasi) auto-sostentamento e della sfida al Real Madrid in Champions. Dopo l’incrocio con la Lazio in Europa League è arrivata un’aquila-mascotte, Fortuna, che vola sullo stadio. Da lassù il panorama di Razgrad resta quello che è. Sicuramente migliore, però, di quello del calcio bulgaro”.

ilnapolista © riproduzione riservata