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Ci sono voluti 152 giorni per vedere un rigore per il Napoli in campionato

Quanto hanno pesato sulla stagione del Napoli i tanti rigori negati. Forse il club è riuscito a farsi sentire da chi di dovere

Ci sono voluti 152 giorni per vedere un rigore per il Napoli in campionato

Prima o poi la grande menzogna sarà smascherata.
Non è vero che al tifoso piace vedere la propria squadra comandare il gioco. Al tifoso piace vincere. Stop.
Dopo i primi 45’ di Brescia-Napoli gli innumerevoli gruppi social, termometro di buona parte del tifo, avevano già dissotterrato l’ascia di guerra. Obiettivi da colpire: il possesso sterile, i ritmi bassi, la difesa distratta, Fabian Ruiz inutile ed impacciato. Ed erano già tutti pronti a scrivere sui social di una nuova sconfitta figlia delle multe e di una squadra che rinunciava di proposito a vincere dopo le ultime vicissitudini in tema di arbitrato.
Fino ad affermare che in caso di sconfitta (come è sistematicamente accaduto durante la gestione Gattuso) la colpa sarebbe stata di Ancelotti il “distruttore”.
Tutto ciò nonostante, come da tradizione in questa stagione, il Brescia avesse segnato sul primo e unico tiro in porta.

In realtà il primo tempo al Rigamonti non era stato molto diverso dai 90 minuti di Cagliari-Napoli, tranne che nel risultato. E non a caso i commenti si sono poi addolciti al 95’, dopo la conquista dei 3 punti. Anche se il Napoli, dopo i due lampi di inizio ripresa, di bel gioco ne ha fatto vedere veramente poco, arretrando e lasciando campo al Brescia. Dando l’ennesima dimostrazione che, indipendentemente dallo spettacolo in campo, quando si vince siamo così contenti da cambiare volentieri opinione.
Naturalmente nei commenti post-partita la vittoria è tutta merito di Gattuso. Anche se in pochi hanno notato che Gattuso sta rispolverando alcuni concetti cari al suo predecessore. Il lavoro chiesto ad Insigne, l’approccio disciplinare verso chi non si allena a dovere, il non lasciare troppo spazio tra la linea di difesa e la propria porta (il famoso fortino). Prendendo finalmente coscienza (al di là dei voli pindarici di un gioco spettacolare impossibile da pretendere in questo momento) dei pregi e dei limiti di questa squadra. E di quelle fragilità di cui già tante volte aveva parlato Ancelotti. Meglio tardi che mai.
Ma è inutile sperare che a Napoli si possa riconoscere il lavoro fatto da Ancelotti.

Così come per troppo tempo è stato inutile spiegare ai tanti negazionisti napoletani che i torti arbitrali non erano un alibi, ma una delle cause di questa soffertissima stagione. E che gli episodi possono cambiare completamente una partita. E forse un’intera stagione.

C’è una statistica molto significativa in questo senso. Nelle 6 partite in cui il Napoli ha usufruito di un tiro dal dischetto (tra campionato e coppe), il rigore realizzato è stato quasi sempre seguito da un’altra rete (tranne che nel caso dei secondi rigori, non decisivi ai fini del risultato, contro Perugia e Genk).

Tra l’altro il tempo trascorso tra la segnatura su penalty ed il gol successivo è stato sempre brevissimo: si va dai 5’ di Brescia Napoli ai 14’ di Fiorentina-Napoli, passando per i 10’ di Napoli-Liverpool e i 12’ di Lecce-Napoli e Napoli-Perugia (Napoli-Genk fa storia a sé). Un chiarissimo segnale di quanto il Napoli benefici psicologicamente della concessione dei rigori, quasi come se questo piccolo gesto di giustizia sportiva lo liberasse dai suoi blocchi mentali.

E di come, allo stesso tempo, gli azzurri abbiano sofferto psicologicamente dei tanti rigori negati. Un limite psicologico importante, ma sfido chiunque a rimanere impassibile di fronte a tanti episodi controversi.

Ci sono voluti 152 giorni per vedere un arbitro indicare nuovamente il dischetto (e senza ripensarci). Per fortuna il VAR Chiffi ha convinto il recalcitrante Orsato ad andare a riguardare l’episodio incriminato. Una chiara dimostrazione di quanto sia fondamentale la collaborazione tra arbitro e VAR. Forse hanno pesato anche un po’ le polemiche sui tanti episodi dubbi ai danni del Napoli, e forse effettivamente l’avvocato Grassani è riuscito a farsi sentire da chi di dovere. Di fatto un fallo di mani incredibilmente simile a quello di Vicari in Spal-Napoli stavolta è stato fortunatamente punito come meritava.
Resta l’amarezza per le troppe partite che avrebbero potuto avere un epilogo diverso se gli arbitri fossero almeno andati a rivedere gli episodi dubbi al VAR.

Ora sarà importante mantenere la serenità, almeno fino a martedì. Poi succeda quel che succeda.
In fondo chi ha molto da perdere nella sfida di Champions è il Barcellona.

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