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Vergogna autisti Anm: sciopero per il collega fannullone, e Libero ci sguazza

La vergognosa vicenda dell’autista che dorme nel deposito dei bus difeso dai colleghi scatena il solito repertorio di pelosa ironia sul napoletano nullafacente

Vergogna autisti Anm: sciopero per il collega fannullone, e Libero ci sguazza

Un autista di bus dell’Anm è stato pescato a sonnecchiare in servizio. Gli ispettori poi hanno scoperto che si era pure arredato un suo spazio con tutti i confort per riposare, dentro al deposito dei mezzi pubblici napoletani.

“Credo che verso di lui toccherà assumere comportamenti aziendali molto severi”,

ha assicurato Nicola Pascale, amministratore unico di Anm.

E il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, ha commentato così:

“O l’Anm, dagli amministratori ai dipendenti, si mette in cammino per innalzare la qualità del servizio, o chiuderemo l’azienda. Se la metro non arriva, se le funicolari non aprono la sera perché i dipendenti si mettono in malattia, se qualcuno si fa la stanzetta per dormire all’interno del luogo di lavoro, noi l’Anm che la salviamo a fare?”

Non contenti della magra figura, il giorno dopo 63 colleghi si sono astenuti dal lavoro in solidarietà col compagno. Contribuendo ad aumentare il quotidiano caos del trasporto pubblico cittadino.

I fatti, messi giù così, basterebbero a garantire l’indignazione della gente. Ma l’autista e i suoi colleghi solidali sono due volte “colpevoli”. Per il disservizio arrecato, e per il danno di immagine collaterale.

Perché una notizia così ci mette un attimo a finire su Libero riscritta con tutto il repertorio peloso di ironia grassona che in casi del genere usano quasi in automatico. E infatti…

Brunella Bolloli racconta l’episodio snocciolando tutto il rosario di luoghi comuni, frecciatine e tic lessicali.

Dal “Lavorare stanca ed evidentemente a Napoli stanca assai”, passando per il “buonanotte al secchio, tengo suonno, cumpà” e gli stilemi del dialetto usati per dipingere le scene coi colori della immancabile macchietta.

“Ma fosse solo questa la notizia, ci troveremmo di fronte all’ennesimo caso di un dipendente fannullone, il solito lavoratore che timbra il cartellino poi si fa i fatti propri”

scrive Bolloli. E invece, no. La notizia sottesa è Napoli, coprotagonista per forza.

“Ma siamo a Napoli, culla del melodramma, patria della sceneggiata, teatro vivente di storie, avventure e pasticci come non se ne vedono da nessun’altra parte”.

Ecco qua. Scontato ma puntuale. Secondo Libero, infatti, quello dei colleghi è

“un ammutinamento in piena regola che rovina l’immagine di un territorio e di un Paese che già non brilla per efficienza e cura, soprattutto in certe zone del Mezzogiorno”.

Un’immagine rovinata che articoli come questo veicolano perfettamente, cavalcandola – anche con una certa pigrizia strumentale – fino allo sfinimento.

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