Lotito: «Per far volare l’aquila Olimpia, non bado a spese. Serviva un simbolo identitario»

A Repubblica: «La più grande soddisfazione è aver visto i contestatori ricredersi. La Lazio è una grande famiglia di cui sono il padre»

Lotito

Bella intervista di Repubblica a Claudio Lotito presidente della Lazio.

La sua gestione in tre aggettivi.
«Sicuramente innovatrice. Ma direi anche vulcanica e vincente».

La più grande soddisfazione e la più grande delusione?
«La più grande delusione la ebbi all’inizio, quando constatai che, nonostante mi impegnassi per dare il massimo, venivo continuamente contestato. La soddisfazione poi è stata vedere come tutte queste persone si siano dovute ricredere alla luce dei risultati raggiunti. La miglior risposta alla delusione».

Immobile è il simbolo di questa Lazio?
«Da un punto di vista emotivo, sicuramente. È un figlio del popolo. (…) Ero convinto, come Tare, che avrebbe fatto cose importanti, ma nessuno le poteva pronosticare. Era un giocatore che nella precedente società soffriva e che, messo nelle condizioni giuste, in un ambiente familiare, è rifiorito ed è esploso. La Lazio è una grande famiglia di cui io sono il padre: non faccio preferenze tra i miei figli, decanto le qualità di ognuno, grazie alle quali si ottiene la qualità totale del gruppo».

È vero che per l’aquila Olimpia non bada a spese?
«In un momento di grande difficoltà di identità, bisognava creare un punto di riferimento nel processo di attaccamento alla società. L’aquila è il simbolo del club ed era il miglior modo per identificarsi nel mondo biancoceleste: ne rappresenta la
fierezza, l’orgoglio e la libertà di decidere del proprio destino. Farla volare sullo stadio prima delle partite ha un costo non razionale, che di fronte alla gioia e all’empatia con i tifosi passa in secondo piano».

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