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Libero: la casa di Totò dimenticata dai napoletani e dalle istituzioni (che “tacciono e ronfano”)

I turisti vanno alla Sanità pensando di trovare un monumento da visitare ma scoprono solo abbandono e spazzatura

Libero: la casa di Totò dimenticata dai napoletani e dalle istituzioni (che “tacciono e ronfano”)

Libero oggi scrive dell’abbandono in cui versa la casa di Totò alla Sanità, in via Santa Maria Antesaecula.

Il principe della risata non avrebbe mai potuto immaginare che “venisse completamente dimenticata dai napoletani”. Scrive il quotidiano:

“Dal balconcino che dà sulla strada da cui un Antonio bambino osservava il via vai dei passanti per poi imitarli fedelmente, oggi si vede una lunga parata di cassettoni della spazzatura traboccanti di rifiuti. Molti turisti che si riversano nel labirinto di vicoli della Sanità, credono di trovare un monumento da visitare ma, a parte una targa di marmo pure mezza rovinata, non c’è nulla che celebri degnamente l’arte di questo genio che riusciva a scatenare grasse risate anche solo con una smorfia del viso”.

Libero ricostruisce la storia dell’appartamento e il suo stato attuale.

“La casa di Totò è aperta solo il 15 febbraio e il 15 aprile, i giorni della nascita e morte, grazie alla signora Amelia Canoro e suo figlio Giuseppe De Chiara che decidono di acquistare l’appartamento all’asta giudiziaria spinti dal loro amore per il teatro e per il principe De Curtis”.

All’epoca dell’acquisto, la casa era

“«sgarrupata», non aveva i pavimenti, era piena di calcinacci, i fili della luce penzolanti e le finestre senza imposte. Qualche lavoretto è stato fatto, ma molti visitatori che arrivano qui convinti di entrare nel piccolo mondo antico del comico, si trovano davanti ad una casa abbandonata. Una lapide ricorda che al civico 109 nacque uno dei più grandi geni del teatro e del cinema, ma si tratta di un falso”.

Totò, infatti, nacque al al numero 107. Dopo pochi mesi dalla nascita la madre decise di trasferirsi al palazzo accanto.

Quando i De Chiara comprarono l’appartamento per 15mila euro, continua Libero,

“si scatena un putiferio. Molti pensano che mamma e figlio vogliono trasformare la casa di Totò – di cui fino a quel momento nessuno si è curato – in un bed and breakfast. Scende in campo addirittura la Soprintendenza che mette, udite udite, un vincolo demo-etno-antropologico sulla casa. Non si capisce esattamente cosa sia questo limite, suona quasi come una parolaccia, ma è evidente che si tratta di un altolà che lega le mani”.

Nel frattempo accade che una coppia di anziani

“occupa abusivamente la casa nel silenzio generale. E i due nuovi proprietari penano parecchio prima di mandarli via”.

Non solo. Si scopre che dietro il muro del bagno c’è un vano che risulta dalle carte catastali “ma che di fatto loro non hanno”. I vecchi proprietari, infatti, avevano diviso la casa e annesso quel vano ad un altro appartamento, al quale si accede dal civico numero 107. Dopo altre battaglie burocratiche, i De Chiara riescono a recuperare anche quello.

Libero conclude:

“Oggi questa casa che ricorda uno dei figli più grandi di Napoli, esiste solo grazie allo sforzo e alla passione di alcuni privati. Le istituzioni tacciono e ronfano”.

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