Epurazioni, multe, ritiri, conflitti: siamo oltre lo sfascio, siamo alla malinconia. Concentriamoci su domani, respirando piano, pensando al destro di Mertens e non al gomito di Insigne
Per prima cosa avviso Milo De Angelis, Caro Milo non sto nemmeno a invitarti alla presentazione del mio libro a Milano, non ti sottrarrei mai al piacere di guardarti Milan – Napoli. Prevedevo comunque uno zero a zero misero, gli ho scritto anche questo. Mi ha risposto qualcosa come, Caro Gianni non potrò venire né da te né guardare la partita, aggiungendo poi qualcosa sul Milan che non fa molto onore alla squadra.
Non sono così matto da organizzare una presentazione di un libro di poesia a Milano alla stessa ora in cui si giocherà a San Siro, è stato un caso naturalmente, ma crediamo alle coincidenze? Non lo so, e se inconsciamente ci avessi sperato? Presentare il libro e contemporaneamente mettere in scena una delle più grandi non guardate di sempre. Chissà.
Parliamoci chiaro, in queste settimane non è che ci sia molta voglia di scrivere del Napoli. La partita non guardata implica un racconto del contorno e del contesto, entrambe le cose mi affliggono, mi deprimono. Vorrei pensare a domani sera, alla partita contro il Liverpool, a Salah, al suo scontro nuovo con Mario Rui. Replicherà quest’ultimo la sua grande partita, quasi unica, dell’andata? E invece no, si parla di ritiri, multe, epurazioni, conflitti, chi se ne andrà quando, chi resisterà, chi penserà a giocare, chi ne avrà voglia. Chi, cosa, dove. Che pena, che tristezza. Siamo oltre la mia idea sopportabile di sfascio, siamo alla malinconia.
Avviso Jacopo Tondelli, Caro Jacopo come stai? Visto che sicuramente andrai a San Siro, non sto nemmeno a dirti di venire all’incontro sul mio libro, piuttosto ti andrebbe di inviarmi degli aggiornamenti dallo stadio? Così la partita non guardata la costruiamo insieme. Jacopo dopo qualche ora risponde, Non credo di andare. Che sabato strano che si annuncia.
La mia amica Concetta mi dice che si trova a Milano e che andrà allo stadio. Concetta, aggiornami e lei lo fa. Parlo di poesia, rispondo a domande, leggo versi, firmo autografi e intanto Concetta scrive in Messenger, sento le vibrazioni del pubblico e dello smartphone. Alla fine leggo tutto insieme: Attaccano di brutto ma non quagliano, gli avversari. Tutto lo stadio ha applaudito Ancelotti. S’è scetate ‘o Napule. Lozano. Pareggio e chi c’è muorte. Pausa. Fratello, qua si soffre. Stavamo in azione al quarantaseiesimo e ciao. Scrivo poco e male perché sono circondata. Pareggio e ci salutiamo reciprocamente con pudore. Sua nota a fine partita: I vicini di sinistra erano milanisti, quelli di destra lo sembravano. Poi uno ha iniziato ad applaudire Zielinski come un forsennato. Ragioni di fantacalcio?
Ilenia e Fabio, seduti in prima fila alla presentazione, mi aggiornano sotto voce, tra una poesia e l’altra. Lei a un certo punto, sottovoce, 1 a 1, dice. Lui sorride, io ringrazio e ne leggo un’altra.
Ma comunque Bonaventura, parliamone, quanti mesi era che non giocava? Pensavo avesse smesso, pensavo avesse smesso di segnare contro di noi, pensavo che noi avessimo smesso di non vincere, pensavo avrebbe smesso di piovere, pensavo non ci fosse più acqua alta.
La presentazione, però, benissimo, quasi più gente che a San Siro, più sentita, più partecipata. Chissà Milo, chissà Jacopo. In fondo, però, Vincenzo Frungillo, amico e poeta bravissimo, lui era indeciso tra la partita e l’incontro poetico, alla fine è passato da me. Ci abbracciamo commentiamo la partita, lui è più schifato di me, e pure per lui c’è la grande domanda: Bonaventura. Il ragazzo diventa la madre delle domande, la causa, la giustificazione, l’inevitabile, il corso delle cose, il presente del Napoli, una bestemmia sotto forma di bel tiro da fuori area. Bonaventura, in fondo ti stimiamo, però specializzati in altri rientri, contro altre squadre.
Mario De Santis, che parla del mio libro in maniera stupenda, segue poco il calcio, ma lo avverto, anche lui sarà nel pezzo, anche lui deve capire che abbiamo sfidato San Siro e abbiamo vinto, almeno noi.
Comunque ho apprezzato i napoletani in libreria, ho capito quelli allo stadio, un po’ meno quelli a casa, ma pioveva. Piove sempre in questo novembre.
La poesia fa un sacco di cose, in questo caso, per un’ora abbiamo allontanato quella malinconia da tifosi e da osservatori di calcio che ci accompagna in queste settimane. Concentriamoci su domani, respirando piano, pensando al destro di Mertens e non al gomito di Insigne.