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Libero: Mancini, 8 vittorie in 14 partite. Meglio di Pozzo, Bearzot e Lippi

Dopo i disastri di Ventura, zitto zitto il Mancio è da record. Sta portando avanti una rivoluzione di concetti: la Nazionale come punto di partenza e non di arrivo

Libero: Mancini, 8 vittorie in 14 partite. Meglio di Pozzo, Bearzot e Lippi

Su Libero, Claudio Savelli elogia i risultati raggiunti dall’Italia di Roberto Mancini, una piccola rivoluzione che non sembra essere granché considerata.

Piace all’opinione pubblica, questa Italia, con la vittoria sull’Armenia, anche se la prestazione non è stata un granché, ha ipotecato la qualificazione a Euro 2020, soprattutto se domani vincerà in Finlandia.

“Mancini, di fatto, ha sfidato un Paese intero. Ha saputo sfruttare la rassegnazione post-Ventura e la possibilità di giocare per quasi un anno senza l’obbligo di ottenere risultati”.

Ha iniziato a maggio 2018. Le euro-qualificazioni sono cominciate a marzo 2019. Nel frattempo, ha raccolto credito attraverso i risultati. Cinque partite di girone e cinque successi.

Nelle prime 14 gare da ct, Mancini ha portato a casa 8 vittorie, 4 pareggi e 2 sconfitte. Ha fatto meglio di tre ct campioni del mondo come Pozzo (7 vittorie, 2 pareggi, 5 sconfitte), Bearzot (7, 3, 4) e Lippi (7, 6, 1), scrive Savelli.

A Mancini non interessa questo, voleva far capire all’Italia che più dei risultati conta la solidità del progetto.

“Ha mantenuto un profilo basso, al contrario di Ventura che partì con 9 vittorie, 3 pareggi e 2 sole sconfitte, e ribadiva spesso la bontà dei suoi risultati, ma non diede mai l’impressione di aver costruito un’impalcatura solida. E infatti la sua Italia finì per collassare. Mancini funziona anche perché rappresenta l’Italia che ha costruito”.

Ingaggiato da una federazione commissariata, non si è trincerato dietro l’assenza di un governo, ma ha assunto oneri e onori della gestione.

Ha potuto cambiare anche il modo di gestire i giocatori,

“trasformando la Nazionale in un punto di partenza, oltre che di arrivo. In una rampa di lancio peri giovani talenti”.

Vanno ricordate, scrive Savelli, le convocazioni di Zaniolo e Kean, che non avevano minuti in serie A e la promozione di Chiesa e Barella titolari anche se non avevano esperienza internazionale.

“Mancio ha ribaltato un altro preconcetto, ovvero che la crescita dei calciatori debba avvenire nei club, e che la Nazionale sia solo il punto di approdo. Anziché lamentarsi dell’assenza di talenti, ha velocizzato la maturazione di quelli presenti. Ora è chiamato a valorizzarli, a trasformali in campioni al livello delle altre grandi nazionali, con cui ufficialmente non si è ancora confrontato, e che saranno la vera bilancia del proprio lavoro”.

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