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Ancelotti, un alieno a Napoli (che rimpiangeremo)

Napoli non è abituata ad un uomo come lui: universale. Sempre innamorata di masanielli e giggini con bandana, o tuta

Ancelotti, un alieno a Napoli (che rimpiangeremo)

Non riuscirà il miracolo ad Ancelotti. Ma alla fine, meno osteggiato di Benitez, sarà rimpianto il triplo. Troppo alieno alla realtà di Napoli per essere capito. Troppo uomo di calcio vero, per una città che è da sempre periferia del calcio, nonostante Maradona. Ma troppo signore per farlo notare. Napoli non merita nemmeno uno strappo alla regola. Sarà addio a maggio.

Le stesse dinamiche del biennio Benitez, ci fanno pensare che possa accadere. Arrivo in fanfara, previsioni di matrimoni lunghi e duraturi, ma poi “chest’è Aure?”, “chest’ è Carlè!”.

Inascoltato il suo ultimo appello dopo Firenze: ”Attaccante? Forse ci serve un difensore”. Sorriso sardonico a mezza bocca. Da chi ha già capito, ed ha già vissuto situazioni simili.

Napoli non è abituata ad un uomo come lui: universale. Sempre innamorata di masanielli e giggini con bandana, o tuta. Per un anno tra “pettinare le bambole” e “se usciamo siamo dei coglioni”, la mai morta fronda sarrita ha imputato ad Ancelotti il coraggio di essersi preso delle responsabilità. Senza capire che nascondere i propri obiettivi non fa aumentare consapevolezza di se, e sicurezza dei propri mezzi. Quest’anno di nuovo: “saremo tutti felici il 31 agosto”. E giù scimmiesche risate, con un mercato che arriva a 100.000 euro.

Ancelotti è superiore a tutto ciò. L’epitaffio sul rapporto Napoli – Ancelotti lo ha vergato il presidente, che prima dell’elogio di Libero, ha dato ampie visioni del mercato. James Rodriguez è il figlio mai nato, che ha messo la parola fine al progetto Napoli targato Ancelotti. Ma come detto: Ancelotti non fa piazzate. Ancelotti non fa guerre. Ancelotti si adegua. Ancelotti non aizza la tifoseria.

Adesso per due settimane si vivrà come una zattera nel Pacifico. Spinte distruttive e social velenosi ammorberanno l’ambiente. Napoli non cambia. Napoli preferisce autodistruggersi, piuttosto che cambiare. Non tenta. Troppo bella per cambiare? Ma Napoli non è come la Jugo di “morire nella bellezza”, Napoli muore nell’ignoranza della sua presunzione.

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