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De Laurentiis ha partecipato all’ECA. E non è cosa da poco

Esserci e non solo contestare dall’esterno, è una mossa valida. E se il presidente si muove fino a Malta e accetta di partecipare, qualunque sia il ruolo, la partita non è secondaria

De Laurentiis ha partecipato all’ECA. E non è cosa da poco

 

In questo Giugno burrascoso, tra la vicenda di Sarri alla Juve e le manovre di mercato per portare a Napoli, tra gli altri, un campione come James Rodriguez, è passato sotto traccia, sul Napolista, un evento che può pesare molto sul futuro del Napoli.

Il 6 e 7 Giugno si è riunita a Malta l’ECA, l’associazione che raggruppa tutti i proprietari delle squadre di calcio europee, allo scopo di elaborare una proposta condivisa per la Super Lega Europea da loro promossa. Il Napoli era presente con De Laurentis e Andrea Chiavelli (Consigliere delegato).

L’ECA è attualmente al centro di vaste contestazioni, soprattutto da parte dei club di Serie A meno grandi. Si tratta di uno scontro (guerra civile come dice il presidente del Torino Cairo?) tra associazioni conservatrici come le leghe nazionali e la UEFA e la nuova struttura di cui Agnelli è presidente.

Sul tavolo la possibilità di rinnovare la Champions League (quella attuale produce 3 miliardi di fatturato) per puntare al business mondiale raggiunto dalla pallacanestro Americana NBA (che invece ne fattura 15 di  miliardi).

Da una parte chi vuole competere sull’intrattenimento internazionale, dall’altro chi difende la selezione, i valori del calcio e la redistribuzione delle risorse prodotte.

Dalla due giorni di Malta non è ancora uscita una proposta condivisa, dunque nel cercare di raccontare la situazione ci dobbiamo basare sulle informazioni concrete nelle nostre mani: poche.

La European Club Association (ECA) nasce nel 2008. Nel suo consiglio di amministrazione ci sono i più grandi club europei (dal Barcellona, all’Ajax passando per Real Madrid, Manchester United, PSG etc.) e la rappresentanza di paesi minori (dal punto di vista calcistico), come Finlandia e Polonia. In totale oltre 200 club.

Prima di Agnelli il presidente era una grande stella del calcio tedesco: Karl-Heinz Rummenigge e con lui l’associazione ha tenuto un profilo molto basso. Con l’arrivo di Agnelli alla presidenza, l’ECA ha guadagnato visibilità ed è diventata un interlocutore (anche scomodo) per la FIFA e per la UEFA.

Queste ultime, nonostante gli scandali, le inchieste e i vistosi difetti, continuano a detenere tutto il potere decisionale e a negoziare gli enormi fatturati delle competizioni internazionali.

A noi la possibilità che il loro potere sia messo in discussione non dispiace. Certo c’è da vedere in che modo, onde evitare di passare dalla padella alla brace… Ma andiamo avanti.

Oltre al consiglio di amministrazione, nell’ECA ci sono 5 gruppi di lavoro. È importante per il nostro Napoli, perché De Laurentiis presiede il gruppo su Marketing & Communications. Comunque vada, è nostra opinione che esserci, partecipare e non solo contestare dall’esterno, sia una mossa valida. E se De Laurentiis si muove fin lì e accetta di partecipare, qualunque sia il ruolo, la partita non è secondaria.

Ora i problemi sul tavolo sono molteplici, dalla formula della nuova competizione, al numero di squadre partecipanti, fino ai criteri per la selezione di queste.

Uno dei criteri sembra essere (bisogna essere prudenti, ci sono dichiarazioni in tal senso, ma nulla di deciso!) il prestigio storico delle squadre.

Se l’obiettivo è mettere in piedi un grande spettacolo mondiale, il brand di alcune squadre può essere più importante del valore dimostrato in campo negli ultimi anni nei campionati nazionali. Almeno nei primi anni quindi potrebbe pesare il blasone, poi va capito come procedere in futuro.

Sicuramente il sistema attuale della Champions ha delle falle, come dimostra il paradosso dell’Ajax. È davvero lo scontro tra i vecchi sani valori contro l’oligarchia dei super club? Non lo crediamo, seppure non siamo certo dei fan del presidente Agnelli e osserviamo il fenomeno ECA con la dovuta prudenza. Gli equilibri sono ancora tutti da disegnare.

Cosa può fare il Napoli per provare ad entrare nell’Olimpo degli eletti partecipanti? Meglio ancora, in quel piccolo sottoinsieme di fondatori che, almeno agli inizi parteciperebbe in ogni caso, per meriti storici?

Il gioco lì sarebbe molto meno legato ai risultati (ottimi del Napoli) nell’ultima decade e molto di più dalla forza del brand nel mondo. E su questo piano De Laurentiis ha lavorato molto, ma non abbastanza. Siamo meno conosciuti, blasonati e attraenti di Juve, Milan, Inter e perfino della Roma. Le prime tre hanno una bacheca piena di trofei internazionali e hanno avuto epoche di vera forza. La Roma ha l’aiuto non da poco del richiamo della Caput Mundi. A noi cosa resta? Al momento non sappiamo rispondere.

Quello che invece ci pare chiaro è che la partita della nuova Super Champions è molto più importante dell’acquisto di un grande campione e perfino della costruzione di un nuovo stadio. Pensiamo che lo stadio resti importante, ma essere in prima linea nella nuova Champions potrebbe generare una crescita dimensionale del Napoli che sarebbe difficile ottenere in altri modi. L’attuale mancanza di un piano definitivo per la super lega, va sfruttato come un’opportunità e ci sembra che De Laurentiis gli stia dando la giusta importanza. Le contromosse dei vecchi sistemi di potere però, non si faranno attendere. Che sia guerra civile o morbida transizione, il Napoli deve giocare con astuzia.

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