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L’orbita del papponauta

Probabilmente tu la sai più lunga di noi su come stanno le cose del calcio italiano. Ma intanto facci stare con gli occhi da fuori e facci andare sulle montagne russe. Anzi, salici sopra pure tu insieme a noi.

L’orbita del papponauta
De Laurentiis in un disegno di Fubi

Che dire. Un grazie, a questo astronauta in tuta da presidente, perché in questi quindici anni abbiamo visto bellissime partite, abbiamo visto grandi, e talvolta grandissimi calciatori, abbiamo occasionalmente vinto (vinciucchiato?!) ed altre volte abbiamo anche occasionalmente lottato per vincere (uno scudetto sfiorato, una semifinale europea). Tutte cose non comuni nella storia del ciucciariello. Le emozioni poi non sono mancate, e i miglioramenti, sebbene lenti, neanche. Sono arrivati allenatori bravi e famosi, che anni fa non ci saremmo mai immaginati. Non sono mancate neppure la serietà, la credibilità e la continuità, che attribuiscono al Napoli un ranking europeo di tutto rispetto (siamo attualmente al quindicesimo posto).

Ma allora cos’è che ci impedisce di uscire da quest’orbita dello scontento? Come mai la situazione appare sempre problematica, insufficiente, insoddisfacente, tanto da allontanare le persone dallo stadio (e quelle sì che sono mancate – Napoli dietro anche alla Fiorentina nella classifica di presenze per le partite in casa), le stesse persone che negli anni hanno fatto la fila a decine di migliaia per vedere Napoli – Cittadella, Napoli – Sambenedettese, Napoli – Martina Franca? Qual è il motivo, o forse, chi è, il motivo di questo disincanto?

Appare infatti inspiegabile, ad un primo sguardo, la freddezza del tifo napoletano, e poi l’avversione di una parte piccola ma rumorosa (e forse prevenuta) degli ultrà. La squadra infatti gioca bene, ha dei calciatori amatissimi, un mister di prestigio ed anche apprezzato dalla città. Eppure qualcosa mette costantemente in moto un corto circuito stranissimo fra Napoli e il Napoli. Perché?!

Non rimane, anche solo ragionando per esclusione, che la causa di tutto questo sia proprio il presidente papponauta, nostra delizia, e contemporaneamente croce, di questa storia recente. Forse perché in tutte le occasioni in cui avrebbe potuto regalare “il sogno in più” non lo ha mai fatto, non fino in fondo. Napoli quasi sempre bello, ma non bellissimo, Napoli forte, ma non tanto da reggere l’urto fino alla fine. Napoli campione d’inverno, ma non abbastanza “campione” da credere allo scudetto investendo a gennaio su due acquisti sicuri. Napoli amato, ma non tanto quanto ci si aspetterebbe da un presidente veramente innamorato. Napoli importante, ma non abbastanza da essere difeso pubblicamente dai parossistici “disequilibri” arbitrali che quasi certamente ci sono costati il meritato trionfo.

Caro presidente, sei poco padre, molto patrigno, molto patron. Poco “tifoso”, ma severo con i tifosi. Talvolta un poco vendicativo col le tue dichiarazioni e pure ricattatorio, quando alludi all’eterno debito di riconoscenza che avremmo nei tuoi confronti. Noi sappiamo bene che il Napoli è tuo. Ma, senza di noi, il “tuo” Napoli varrebbe molto di meno. E se tu non lo vuoi bene, ce ne accorgiamo subito. Senza di te forse sarebbe di nuovo serie C. Siamo d’accordo. Ma come tu già sai, per esperienza diretta, nulla ci spaventa.

Insomma, i conti sono a posto, in questo sei bravo assaje. La barca è sempre in porto. Ma il Napoli non è un’azienda che vive solo di costi e ricavi. Non è mica uno “buattificio”. Materia prima dell’azienda è la città. Il compito di un dirigente sportivo non è solamente quello di tenere le cose in ordine e distribuire utili. Gli utili per noi allora, quali sarebbero? Il nostro dividendo sono le grandi sfide da ricordare, sapere che con la stella giusta tutto è possibile (..). Caro presidente, mannaggia a te, quest’anno dacci ‘a soddiscfazzione, giusto quello che serve per sperare fino all’ultimo secondo. E’ questa la tua missione! Probabilmente tu la sai più lunga di noi su come stanno le cose del calcio italiano. Ma intanto facci stare con gli occhi da fuori e facci andare sulle montagne russe. Anzi, salici sopra pure tu insieme a noi. Sarebbe ora!

 

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