Nelle curve ci sono famiglie appassionate che fanno sacrifici per essere allo stadio, compreso quello di garantirsi un posto in uno spazio gestito dagli ultràs
La politica dell’aumento dei prezzi dei biglietti di curva per Napoli-Cagliari non penalizza i gruppi organizzati, ma i tifosi sani. Ne è convinto Bruno D’Urso, che su RepNa spiega che in questo modo si finisce per “colpirne migliaia per educarne qualche decina (o centinaia?)”.
“La società sa benissimo che ben pochi, forse nessuno, di quei trentamila delle curve del San Paolo, che parteciparono, per ultima, alla strepitosa coreografia che precedette l’incontro che segnò l’uscita della squadra dall’Europa League, avrebbero respinto quella maglia”.
Nelle curve ci sono famiglie in cui la passione per il Napoli viene trasmessa di generazione in generazione e che fanno importanti sacrifici per essere presenti allo stadio
“non ultimo tra i quali, quello di garantirsi un posto in uno spazio che, ad ascoltare i racconti, è gestito, (con tradizione pare ormai consolidata) da soggetti “estranei” all’organizzazione della gara (leggi: certi gruppi ultras cosiddetti organizzati) e ciò ad onta del fatto, che anche i biglietti di curva sono contraddistinti da fila e numero di posto”.
Rinunciare a tanti per ritorsione contro pochi è dunque profondamente ingiusto, per D’Urso e solo un’esasperazione della “lodevolissima politica che la società pratica da tempo”, ovvero di impedire commistioni con il tifo organizzato.
In un mondo, quello del calcio, diventato sempre più impresa e business, la società deve fare di tutto per rispettare la passione dei tantissimi che non avrebbero mai rigettato in campo la maglia di Callejon.
“Tra questi sicuramente anche gli under 14, ai quali la società con un apprezzabilissimo revirement dell’ultima ora ha garantito l’ingresso senza spesa proprio per il match con il Cagliari”.
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