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Le sceneggiate di Bonucci e Chiellini che si adeguano al fighettismo juventino

Allegri ieri sera ha messo d’accordo guardiolisti e risultatisti. Ma noi insistiamo: ha cambiato il dna bianconero. Ma la qualificazione è apertissima

Le sceneggiate di Bonucci e Chiellini che si adeguano al fighettismo juventino

D’accordo guardiolisti e risultatisti

Nel calcio conta il risultato. Poi, però, l’analisi che qui definiamo critica ciascuno può piegarla alle proprie esigenze. E la sconfitta della Juventus ieri sera contro l’Atletico Madrid accontenta più fronti. E mette paradossalmente insieme i guardiolisti con i risultatisti, i fautori del calcio propositivo con quelli che a calcio si può giocare in mille modi e non è detto che il tittich tittoch, per dirla alla Capello, sia il migliore.

È però stata, anche qui paradossalmente, anche la serata di coloro i quali spengono la tv quando vedono un rinvio alla viva il parroco. Perché possono appigliarsi ad Allegri. Possono dire che un allenatore degno di questo nome e di questo calcio non schiererebbe mai Cancelo al posto di De Sciglio. Non farebbe mai giocare la sua squadra come facevano le italiane prima dell’avvento di Arrigo Sacchi (che, immaginiamo, domani sulla Gazzetta farà a pezzi il povero Max). E poco importa se dall’altra parte non c’era certo una squadra che pratica il futbol bailado ma che comunque gioca molto bene, come ha ricordato ieri sera Fabio Capello a Ilaria D’Amico.

Il ruolo di Pjanic

Noi, però, rimaniamo fermi alla tesi esposta quasi due anni fa. E cioè che la Juventus, questa Juventus – nonostante i mille meriti di Allegri – è una squadra di fighetti. Con qualche residuo di bastardume. Che è confinato nella coppia centrale difensiva Bonucci-Chiellini peraltro ieri sera ridotti a squallide scenette nel tentativo di far annullare gol avversari. A Chiellini la farsa è riuscita, a Bonucci no. Poi c’è Mandzukic che però ieri sera si è liquefatto. E Pjanic che non è proprio un bastardo. Approfitta, in Italia, della condizione privilegiata di cui godono i bianconeri – i meccanismi che portano alle ammonizioni, per loro sono diversi – e quindi ne approfitta. È un po’ come quello che a scuola picchia solo quando può infierire. Insomma quello un po’ vigliacchetto.

Per il resto, ieri sera, la Juventus ha esposto il suo campionario di fighettume. Dybala è parso pallido per tutta la partita. Bentancur è stato travolto. De Sciglio non ne parliamo nemmeno. Persino Cristiano Ronaldo non ha inciso. Si è limitato a mostrare il cinque per tutta la partita. Mentre, sul campo, cinque diventavano i gol dell’Atletico. Se pensiamo a Benetti, Furino, Gentile, Montero, ma anche a Sivori,. Insomma alle carogne che sono sempre state l’emblema bianconero. O, ancora, al fallaccio di Tardelli su Rivera al terzo minuto di gioco. E facile farlo quando si è protetti.

La qualificazione non è chiusa

Ovviamente la qualificazione non è affatto chiusa. L’assurda ammonizione comminata a inizio partita a Diego Costa, priverà Simeone del suo attaccante più solido. Anche Thomas salterà il ritorno. All’Allianz Stadium sarà un’altra partita. Lo scorso anno la Juventus è stata capace di segnare tre gol al Real Madrid al Bernabeu, figuriamoci se non potrà segnarne tre all’Atletico a Torino. Lo sappiamo benissimo. Altrimenti non staremmo parlando di una delle favorite alla vittoria della Champions. Di certo, a nostro avviso, la Juventus dovrà ridurre il tasso di fighettismo nella propria squadra. Così come per i guardiolisti dovrà invece aumentare il tasso tecnico e provare a giocare a calcio. Magari, chissà, la verità sta nel mezzo.

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