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La poesia che stavo leggendo quando ha tirato Ounas

Come piegare al pomeriggio del Napoli la bellissima poesia del croato Miroslav Krleža: da Ounas a Ghoulam, fino a Milik e Zielinski

La poesia che stavo leggendo quando ha tirato Ounas

La poesia di Krleža

Non è mai stato così
che le cose non andassero in qualche modo,
e così neanche adesso accadrà
che le cose non vadano in qualche maniera.

Comincia così una bellissima poesia di Miroslav Krleža, geniale poeta croato (la poesia la trovate in Le ballate di Petrica Kerempuh, trad. Silvio Ferrari, Einaudi); è la poesia che stavo leggendo nel momento in cui Ounas ha calciato verso la porta del Frosinone. Non è mai stato così, mi sono detto, le cose devono andare sempre in qualche modo. Qualche volta è giusto che vadano a infilarsi alle spalle di un portiere qualunque a una velocità assurda. Qualche volta è giusto che un ragazzino, senza paura, punti un avversario, non pensi nemmeno per un istante a un compagno con cui scambiare; qualche volta è giusto che un ragazzino, meglio ancora se algerino, decida di tirare da molto lontano. Qualche volta è bello che la maniera in cui le cose vanno sia quella giusta. Oggi è accaduto che le cose siano andate come dovrebbero andare sempre, anche nella vita. Chi legge poesia sa già che io sto muovendo la poesia di Kreža a mio uso e consumo, immaginerà che io stia ribaltando il significato. Nel testo del poeta croato la maniera in cui vanno le cose è quella per cui un servo finirà per fare il soldato. Lo stesso Kreža saprebbe, se fosse ancora in vita, che le poesie appartengono a chi le legge, che a seconda dei casi può farne ciò che gli aggrada ed è quello che farò in questo pezzo.

I 404 giorni di Ghoulam

E così anche oggi è accaduto che un altro algerino sia tornato in campo dopo 404 giorni. La maniera in cui sono andate le cose è finalmente quella corretta. Le cose sono andate nel modo che dal suo piede sinistro siano partiti due passaggi per due gol. Le cose sono andate con in campo un calciatore che al Napoli è mancato moltissimo. Le cose stanno come stanno scrive Kreža più avanti. Stanno in che modo? Stanno, per esempio, che – in giornate di intolleranza – noi vinciamo con i polacchi, noi rendiamo grazie agli algerini. Le cose stanno rotonde come il pallone e con il pallone insegnano che le cose migliori sono sempre arrivate, arrivano e arriveranno dalla forza dei popoli mischiati, dai piedi sinistri ai piedi destri. Le cose vanno con senegalesi che rinviano, con slovacchi che manovrano, con polacchi che segnano, con algerini che corrono, con spagnoli che riposano, con napoletani che applaudono. Non è mai stato così, che le cose non andassero in questo modo.

Non è mai stato così, che gli attaccanti polacchi non fossero forti. Le cose stanno che da quando esiste il gioco del pallone c’è almeno un polacco che la butta dentro. Le cose stanno che ben vengano i polacchi. Le cose vanno in qualche maniera, quella che fa finire la palla spinta da un polacco sul fondo della rete. Caro Krleža ecco come ti sto cambiando la ruota della tua poesia, ma non del tutto, si capisce. Neanche oggi è accaduto che un polacco non abbia segnato. Un polacco le cui cose parevano averlo rilegato in secondo piano, ma altre cose, quelle che non dominiamo, ne hanno ristabilito l’andamento, il verso giusto (manco a dirlo), il colpo di testa, l’esterno sinistro. Le cose sono andate nella maniera in cui vanno le doppiette, che è una maniera riuscita.

A volte le cose stanno che muoia uno come Gigi Radice e che ci venga da piangere.

Non è mai stato così, che si consideri la cosa di una partita di Serie A come facile. Non è nella semplicità che risiede l’andamento di una partita di pallone. Le cose stanno nel piede e nella testa, le cose richiedono concentrazione e un po’ di fortuna. Le cose certi sabati pomeriggio può darsi che risultino belle.

Le cose stanno come stanno, prosegue Krleža, ed è evidente che le cose di oggi stanno azzurre, e come dovrebbero stare?

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