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De Laurentiis imprenditore è la grande incomprensione con Napoli

I pregi e i difetti della visione che ha condotto a un passo dallo scudetto. Che può apparire anti-romantica, ma permette al Napoli di essere competitivo.

De Laurentiis imprenditore è la grande incomprensione con Napoli
Aurelio De Laurentiis (Ciambelli)

L’intervista al Corriere dello Sport

«Sono un dirigente d’azienda, Sarri, l’allenatore in generale, è un dipendente di altissimo livello, e questa azienda per crescere ha bisogno di aumentare il fatturato, non conosco altre vie. Come? Attraverso le coppe europee. Avete visto cosa ha portato a casa la Roma?». In tre righe, tratte dall’intervista rilasciata oggi al Corriere dello Sport, la sintesi del De Laurentiis-pensiero sulla questione-Sarri. E sul calcio in generale, se vogliamo.

È questo l’equivoco con Napoli, o meglio con la parte più critica del pubblico partenopeo. Per cui De Laurentiis è “il presidente di una squadra di calcio”, non un imprenditore. Ecco, la differenza sta tutta qui, ed è praticamente inconciliabile. Perché si tratta di due modi di vedere il calcio contrapposti, e che si contrappongono su tutti i punti. Basta pensare alla percezione di quest’ultima stagione: mentre il Napoli lottava per lo scudetto (!), De Laurentiis evidentemente guardava al percorso della Roma in Champions League. La semifinale raggiunta dai giallorossi deve essere stata una molla potentissima per la valutazione finale (negativa) della stagione di Sarri.

La visione di De Laurentiis

Certo, anche nella visione del presidente c’è qualche stortura. Il grande cammino europeo della Roma nasce dalla vittoria in un  girone difficile, ma anche da un sorteggio favorevole agli ottavi (lo Shakhtar ha vinto 2-1 in casa anche contro i giallorossi, ma a Napoli ha perso 3-0) e da un doppio confronto molto “incidentale” contro il Barcellona. In questo caso, il termine “incidentale” non vuole sminuire i meriti della squadra di Di Francesco, ma serve più che altro a inquadrare una prestazione pessima, difficilmente ripetibile, dei catalani all’Olimpico.

Inoltre, c’è un altro punto: De Laurentiis, nell’ultimo anno solare, è stato molto mansueto. Ha evidentemente assecondato il patto-scudetto tra Sarri e la squadra, e in questo modo non ha imposto all’ambiente Napoli quello che sembra essere l’obiettivo strategico numero uno, ovvero il percorso in Champions League. Come dire: si è lasciato cullare e ora non si assume questa responsabilità, nei confronti del suo tecnico e dei tifosi, riferimento numero uno di questa tensione maggiore verso il campionato.

La forza del Napoli

Detto questo, le parole di De Laurentiis sono chiarissime: io faccio l’imprenditore [nel calcio], e credo di poter vincere [nel calcio] solo perseguendo la crescita della mia azienda. Non è che si debba per forza condividere, ci sono mille modi diversi per approcciare il football. Ma si tratta di una posizione semplice da capire, soprattutto per chi chi vuole comprendere il suo punto di vista. Gli “altri”, i critici, fanno riferimento a un’altra idea di gestione sportiva. Forse più romantica, ma decisamente fuori dal tempo.

Uno degli ultimi esempi in ordine di tempo arriva proprio dalla Juventus – che possiamo ad ogni ragione considerare come un modello di management per il calcio italiano. Ebbene, quattro anni fa, di questi tempi, scoppiava la faida Conte-Agnelli. Dopo tre scudetti consecutivi, i due si separarono perché il tecnico manifestò un dissenso chiaro nei confronti della politica della società. Anzi, dell’azienda, perché anche a Torino la critica principale nei confronti della Juventus è quella di «non voler vincere [la Champions]», di «voler limitare gli investimenti sul mercato». Arrivò Allegri, un tecnico che non ha raggiunto i 102 punti di Conte ma ha sfiorato la vittoria europea. Senza lamentarsi dell’operatività di Marotta e Paratici sul mercato.

Ecco, ci sono tante similitudini con il Napoli di oggi – con le dovute proporzioni, ovviamente. Solo che la verità non sta nel mezzo, perché il controllo e la gestione fanno capo agli Agnelli e ai De Laurentiis, non ai tifosi. E se il Napoli di ieri ha potuto pensare allo scudetto inseguito da Sarri, il merito – anche solo incidentale – è di De Laurentiis. Quello di domani ha potuto mettere sotto contratto Carlo Ancelotti, per dire. Due indizi che, contrariamente al detto popolare, bastano per fare una prova rispetto alla virtuosità della gestione di Aurelio De Laurentiis, imprenditore innanzitutto.

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