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Gli antenati di Mertens: quelli che il cambio di ruolo ha cambiato loro la vita

L’intuizione di Sarri, e l’applicazione di Dries, hanno condotto il belga a entrare nella lista per il Pallone d’oro. Nel calcio ci sono tanti precedenti illustri

Gli antenati di Mertens: quelli che il cambio di ruolo ha cambiato loro la vita
Salvatore Bagni con la maglia dell'Inter, qui Marchesi lo trasformò in mediano

La trasformazione di Dries Mertens da esterno offensivo a centravanti prolifico è figlio del caso, ma soprattutto dell’intuizione di Maurizio Sarri.

La mancanza di un centravanti di ruolo costrinse lo scorso anno l’allenatore del Napoli a fare di necessità virtù. Sarri ha trovato in Mertens l’interprete ideale per i suoi schemi offensivi, caratterizzati da una elevata velocità di gioco e di esecuzione.

Sarri, con il suo centravanti inventato dal nulla e arrivato a suon di gol fino all’inserimento nella lista dei 30 candidati al Pallone d’Oro, entra nell’elenco degli allenatori che in un modo o nell’altro saranno ricordati nei libri del calcio italiano.

Nel suo piccolo, per Sarri è come aver già vinto un trofeo virtuale.

Non è la prima volta che ciò accade nel calcio, e non sarà l’ultima. Spesso è il caso, o la necessità, a costringere gli allenatori a fare scelte rischiose. Quando si ha a che fare con calciatori giovani è più facile convincerli a cambiare ruolo. Con giocatori maturi tutto ciò è più difficile, e la disponibilità al cambiamento da parte del calciatore è fondamentale.

Ho scelto sette famosi calciatori del passato, sei italiani ed un tedesco, che grazie al cambio di posizione in campo hanno raggiunto l’affermazione definitiva, fino ad arrivare a vette che forse mai avrebbero raggiunto se i loro allenatori non ne avessero intuito le potenzialità in ruoli diversi da quello in cui erano cresciuti.

Dopo il cambio di ruolo sei di essi sono diventati campioni del mondo, uno no, ma in piccolo è come se lo fosse diventato, contribuendo da protagonista al primo storico scudetto del Napoli.

In ordine alfabetico.

Salvatore Bagni

A inizio carriera era un attaccante, e nei suoi primi campionati di serie A giocò come ala destra nel Perugia “dei miracoli” di Ilario Castagner. Arrivò a segnare 24 gol in 4 stagioni. Ma la vera esplosione avvenne sotto Rino Marchesi, che lo vide nella sua Inter come l’erede ideale di Oriali.

Corsa, impeto, fiato, visione di gioco, piedi buoni e tanta grinta lo resero uno dei mediani più forti al mondo.

Da centrocampista contribuì in maniera esaltante al primo scudetto del Napoli.

Nel suo nuovo ruolo collezionò anche 38 presenze, su un totale di 41, con la maglia della nazionale.

Franz Beckenbauer

Alla prima vera grande apparizione internazionale, ovvero ai Mondiali di Inghilterra 1966, Franz Beckenbauer giocò come centrocampista offensivo.

Helmut Schoen intuì le sue grandi potenzialità di organizzatore di gioco, unite alla visione da vero difensore centrale, ma senza assillarlo con compiti di marcatura, e lo trasformò in libero.

Da allora in poi, Kaiser Franz divenne uno dei più grandi liberi della storia del calcio.

Ha concluso la carriera, oltre che con vari ed innumerevoli altri titoli,  con due Palloni d’Oro, un Mondiale, un Europeo e tre Coppe dei Campioni. Tutti titoli conquistati come libero.

Fabio Grosso

Nacque calcisticamente come trequartista.

L’allenatore che ne intuì le potenzialità di difensore di fascia fu Serse Cosmi, allora suo allenatore nel Perugia, che lo trasformò in terzino.

Bravo nei cross, negli inserimenti da dietro sulla sua fascia e gran corridore, aveva un piede ben educato dai  suoi trascorsi offensivi, come tutti i tifosi italiani ben ricordano dalla sera della semifinale mondiale vinta in casa della Germania nel 2006.

Da terzino vinse da protagonista quel Mondiale ed uno scudetto in Francia con il Lione.

Gabriele “Lele” Oriali

Iniziò la sua carriera come terzino destro.

L’allora allenatore dell’Inter, Invernizzi, spostò Oriali appena diciottenne nella posizione di mediano.

In quel ruolo Oriali divenne uno dei più forti centrocampisti di marcatura del calcio italiano, fino a vincere i Mondiali del 1982, dopo aver tolto il posto di titolare in mediana al suo compagno e amico Gianpiero Marini.

Divenne il simbolo del calcio di fatica e sacrificio, tanto che Ligabue si ispirò a lui per comporre la sua canzone “Una Vita da Mediano”

Paolo Rossi

Non tutti sanno che Pablito nacque come ala destra.

All’epoca gli altri centravanti erano dei veri e propri bomber e basta. Poco movimento in campo, pochi fraseggi con i compagni, e la squadra al loro servizio per finalizzare il gioco con la massima lucidità.

Giambattista Fabbri trasformò questo calciatore fragile e minuto in uno dei centravanti più anomali, ma allo stesso tempo più letali, dell’epoca.

Rossi non era potente, ma possedeva una velocità di pensiero molto rara nei centravanti dell’epoca. Sapeva con qualche attimo d’anticipo dove sarebbe finito il pallone, pallone che dopo una frazione di secondo lui avrebbe scagliato in fondo alla rete.

Fraseggiava di frequente con i compagni, con triangolazioni e uno-due rapidissimi, creando spazi in attacco per sé stesso e per la squadra.

Giocò il mondiale del 1978 da esordiente facendosi conoscere in tutto il mondo per questo suo “fiuto del gol”. Al suo rientro nel calcio giocato, dopo una squalifica di due anni, divenne il simbolo del Mundial 1982 vincendo il titolo, la classifica cannonieri e poco dopo il Pallone d’Oro.

Senza quella squalifica sarebbe probabilmente stato uno degli attaccanti più prolifici degli anni ‘70 e ’80.

Paolo Rossi è forse il centravanti del passato più simile a Mertens come velocità di pensiero e movimenti in campo.

Marco Tardelli

Iniziò da terzino, nell’epoca in cui questo ruolo cominciò ad evolversi, non limitando più i suoi interpreti al solo compito di marcare l’ala avversaria, ma consentendo ai cosiddetti “fluidificanti” di scorazzare lungo la fascia mettendo in difficoltà il centrocampo e la difesa avversaria.

Fu Giovanni Trapattoni a leggere ulteriori qualità in Tardelli, trasformandolo in uno dei migliori centrocampisti che la storia del calcio ricordi.

Da centrocampista Tardelli ha giocato tutta la parte migliore della sua carriera, tra scudetti e coppe vinti con la Juventus, ed il Campionato del Mondo 1982, sul quale mise il sigillo più importante con uno splendido gol nella finale, seguito dalla corsa e dall’urlo che divennero l’icona di quel mondiale e di quella nazionale.

Gianluca Zambrotta

Esordì come giocatore offensivo.

Giocò come ala o esterno offensivo nel Bari, fino a quando, trasferitosi alla Juventus, iniziò a giocare prima come terzino destro con Ancelotti, poi sinistro con Lippi.

In quest’ultimo ruolo si affermò definitivamente in campo mondiale, vincendo svariati titoli fino a diventare Campione del Mondo con lo stesso Lippi nel 2006.

Nel 2003 entrò nella lista dei candidati al Pallone d’Oro.

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