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Vorrei scrivere poesie belle come il secondo gol di Mertens

Genoa-Napoli, la partita non guardata: l’accelerazione, la grazia e la bellezza immediata, inspiegabile, del gesto tecnico di Dries Mertens.

Vorrei scrivere poesie belle come il secondo gol di Mertens

La seconda di servizio di McEnroe

Ieri sera durante l’intervallo della partita ho pensato che avrei voluto scrivere poesie belle come il secondo gol di Mertens, ricalcando un po’ Beppe Viola quando sentenziava: “Vorrei avere 37 e 2 tutta la vita in cambio della seconda di servizio di McEnroe”. Naturalmente sia Beppe Viola, sia McEnroe, sia Mertens sono inarrivabili.

Poco dopo ho capito che, a prescindere dal risultato della partita, un pezzo degno di questo nome non avrebbe potuto far altro che girare intorno al gol di Mertens, il pezzo avrebbe dovuto esserne all’altezza.

Desiderare scrivere una poesia bella quanto il gol di Mertens non significa che quel gol sia una poesia. Molto spesso quando si incontra una cosa molto bella che si tratti di un film, di una frase, di un’immagine, di un gesto, di un gol – appunto – si dice “Che bello, è poesia”. È molto facile che chi faccia questi accostamenti non abbia mai letto una poesia in vita sua. È interessante sapere che esista un immaginario collettivo che pone la poesia come sinonimo massimo di bellezza, ma è altrettanto interessante sapere che quell’immaginario non sa nemmeno di cosa stia parlando.

Il paragone

Potremmo volendo, correttamente, dire il gol di Mertens è talmente bello che mi ha ricordato – per bellezza e grazia – una determinata poesia, in questo caso il paragone si potrebbe fare. Il gol non è poesia ma è così bello che mi ricorda la bellezza di una precisa poesia che conosco, che ho letto e che ho amato. Ora, a me, quel gol, quella sequenza di gesti e immagini che cominciano con Insigne che trova (perché i movimenti degli altri calciatori del Napoli lo liberano) Diawara solo nel cerchio di centrocampo, quest’ultimo che lancia Mertens in area e Mertens che controlla la palla in un modo che non capiremo mai fino in fondo e che in meno di un secondo la spedisce – imparabilmente – sotto la traversa, di poesie me ne fa venire in mente più di una.

Intanto corrisponde perfettamente a un pensiero di Brodskij “La poesia è una rara forma di accelerazione mentale”. Cosa significa questa frase? Molte cose, naturalmente, ma sottende in particolare la capacità che un testo poetico riuscito ha di condensare in poco spazio un mondo intero, di indurre il lettore alla ricerca di altri spazi, di aprire e chiudere lasciando molto nel testo e tantissimo altro fuori, qualcosa che il poeta ha soltanto intuito e che il lettore potrà immaginare. Qualcosa che nessuno dei due sa.

Bellezza immediata, inspiegabile

L’azione del gol di Mertens è una rara forma di accelerazione mentale, è di una bellezza immediata ma è allo stesso tempo inspiegabile ed è per questo che ci fa pensare alla parola meraviglia, che stavolta lo è davvero, perché chi ama questo sport, chi lo ha praticato o soltanto guardato sa che quella serie di gesti: lo scatto, il controllo impossibile e il tiro immediato sono fuori dall’ordinario, difficilmente ripetibili; ma eseguiti con una facilità impressionante, là sta il genio, sapere prima del pensiero, assecondare il movimento, far sì che la palla diventi una prosecuzione del corpo e che immediatamente dopo se ne stacchi per andare là dove il portiere non arriverà.

Tutto questo è indimenticabile, ed è bellissimo che sia così, che queste cose accadano e che ancora ci facciano amare il gioco del pallone, ponendo il gesto tecnico che avviene in campo là dove deve stare, esattamente al centro del discorso.

Note a margine:

  • Un abbraccio sincero ai nostri gemelli rossoblù. Il Genoa c’è e si salverà agevolmente.
  • Il solito salutone ai vari Marocchi, Vialli, Mauro e così via.
  • Un abbraccio a Rog che ha aspettato un po’ più del solito per farsi ammonire, anche che ieri sera ha fatto bene.
  • Ho sognato una doppietta di Ounas al Sassuolo.
  • #IoStoConSarri eccetera.
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