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La Serie A con il modello Premier dei diritti tv: Juve -28 mln, Napoli -7 e Crotone +13

Una simulazione di Calcio&Finanza, che adatta alla Serie A i criteri di ripartizione della lega inglese: il rapporto tra prima e ultima cambia, da 4.4/1 a 2.6/1.

La Serie A con il modello Premier dei diritti tv: Juve -28 mln, Napoli -7 e Crotone +13

Cambiare la ripartizione

Come sapete, per Il Napolista la distribuzione dei diritti televisivi è una sorta di cavallo di battaglia. Perché la scarsa competitività diffusa del nostro calcio nasce soprattutto dalla ripartizione squilibrata (eufemismo) dei proventi derivanti dai diritti televisivi. La Serie A utilizza infatti il modello più “inquinato”, o comunque teso a favorire i grandi club (Napoli compreso): qui, un confronto veloce tra tutti i sistemi.

Per capire la grande differenza rispetto a criteri (più) meritocratici e (più) equilibrati, si può leggere la simulazione pubblicata da Calcio&Finanza. Che, in pratica, non fa altro che applicare il modello di ripartizione della Premier al nuovo (probabile, possibile) contratto che il nostro campionato sta cercando di stipulare per il prossimo triennio 2018-2021. La soglia da raggiungere sarebbe quella di 1,22 miliardi l’anno, ed è eloquente il confronto tra i due metodi di suddivisione in base a questa cifra. La Juventus, prima per introiti televisivi, perderebbe circa 28 milioni di euro; per il Napoli, il ridimensionamento sarebbe di 9 milioni circa. Di converso, il Crotone guadagnerebbe 13 milioni in più mentre il Sassuolo salirebbe di circa 10 milioni. Sotto, le grafiche di C&F.

NB Entrambe le tabelle fanno riferimento a cifre “auspicate” per il nuovo contratto triennale.

Al di là dei numeri delle singole squadre e delle differenze “tecniche” (il facility fees di questa tabella è stato sostituito dall’indagine sui bacini d’utenza della Lega Calcio), fa rumore la differenza di rapporto tra prima e ultima classificata per introiti tv. In questo momento, in Italia il rapporto è di 4.4/1. Con le regole di suddivisione della Premier League, scenderebbe a 2.6/1. Insomma, un investimento nella competitività delle piccole squadre e nella qualità complessiva del campionato.

La Premier resta l’esempio da seguire, pena tornei come il nostro – in cui il gap economico tra big e piccole squadre è enorme. Negli ultimi tempi, in Inghilterra spira vento di riforme (i grandi club vorrebbero ritrattare la distribuzione dei diritti esteri), ma anche il ministro dello Sport Lotti starebbe pensando a una riscrittura della Legge Melandri – in senso di riequilibratura. Noi, ovviamente, siamo con la seconda ipotesi, per il bene e per la competitività della Serie A.

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