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Benitez: «Con De Laurentiis rompemmo per Reina. Bravo Sarri. Napoli la smetta di considerarsi diversa»

Bella intervista a Repubblica. «Sarri ha trovato la squadra giusta per le sue idee. Il possesso palla dev’essere finalizzato al gol, altrimenti ha poco senso»

Benitez: «Con De Laurentiis rompemmo per Reina. Bravo Sarri. Napoli la smetta di considerarsi diversa»

L’intervista a Repubblica

Il ritorno di Rafa Benitez. Il tecnico spagnolo del Newcastle, due anni e mezzo dopo l’addio al Napoli, torna a parlare della sua esperienza italiana in un’intervista a Repubblica. Il suo è stato un rapporto controverso con l’Italia, sia con Milano che con Napoli. Infatti rivela di non avere nostalgia del nostro Paese. Fu l’allenatore del post triplete. Ha ricordato come l’Inter di Moratti avesse  in organico 12 giocatori oltre i trent’anni «e c’era bisogno di cambiare, ma le mie richieste rimasero inascoltate da Moratti».

“Calcio italiano di merda” fu una delle sue ultime espressioni. A Parma. Marco Azzi, che lo intervista, gliela ricorda.

«Fu uno sfogo di pancia, legato a un singolo episodio di campo, a Parma. I nostri avversari facevano ostruzionismo e l’arbitro era rimasto a guardare, senza tutelare il mio Napoli. Tutto qui: non si trattò di un giudizio in generale sul vostro football, di cui ho invece un grande rispetto».

Benitez

«Sarei andato via anche senza il Real»

Della sua esperienza al Napoli dice: «Mi resta molto il legame con la città, è come la Spagna. Anche in campo abbiamo lavorato bene, soprattutto durante la prima stagione. Il risultato della seconda fu compromesso da un rigore all’ultima giornata. Il vero errore era stato già compiuto a monte però, sul mercato. Bastava prendere un giocatore, anzi trattenerlo. Mi riferisco al nostro portiere, che era anche il leader della squadra. Pure in questo caso i fatti mi hanno dato ragione: Reina è ritornato in maglia azzurra e sta facendo di nuovo la differenza».

E dichiara che sarebbe andato via da Napoli anche senza la chiamata del Real Madrid: «Per lavorare insieme e farlo bene bisogna essere tutti convinti, al 100 per 100. Era il momento giusto per cambiare, per me e anche per la società. Il mio tempo con il Napoli era finito e sarei andato via lo stesso».

«L’ambiente pensi positivo»

«Il Napoli ha un organico più competitivo e negli ultimi dieci anni si è piazzato spesso tra le prime cinque. Ora è pronto per vincere. Ma tutto l’ambiente, a cominciare dalla squadra, deve smetterla di dubitare delle sue capacità o di sentirsi diverso, pensando positivo. Lo scudetto? Sarà una corsa lunga, vincerà chi ha più resistenza».

Si definisce stupito dalla scelta di Higuain di andare alla Juventus. «Appena posso, seguo il Napoli in tv, ne sono rimasto tifoso. Mi piace soprattutto vedere i progressi dei tanti giocatori che c’erano già con me e continuano a scendere in campo con la stessa mentalità offensiva. Ora hanno una convinzione nei loro mezzi molto maggiore. Quando c’ero io segnavamo comunque molti gol, ma ci mancava qualcosa in difesa. Pagammo a caro prezzo alcuni errori individuali».

Sarri

«È un bravo allenatore e nel Napoli ha trovato la squadra giusta per fare quello che aveva in mente. Sta lavorando molto sulla difesa e sul pressing alto, che nella serie A si possono fare e in altri campionati no, per esempio in quello inglese. Si sono viste le difficoltà della difesa azzurra contro il City, in una partita giocata su ritmi diversi

Sarri ha lavorato parecchio sulla solidità del reparto arretrato e lo ha fatto molto bene, agevolato pure dall’affiatamento di giocatori come Albiol, Koulibaly e Ghoulam, che ormai si conoscono a memoria. L’esperienza è un bel vantaggio. E anche avere Reina alle spalle. Sento tanti giocatori del Napoli, anche qualche dipendente. De Laurentiis non l’ho più sentito».

Bel gioco o risultati

«Servono entrambi. Se la squadra gioca bene, ci sono più possibilità di vincere. Ma il ricamo non deve mai rimanere fine a sé stesso o esasperato, solo per sentirsi alla moda. Il possesso palla va sempre finalizzato alla ricerca del gol, altrimenti ha poco senso».

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