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Come cambia il Napoli se gioca Milik o se gioca Mertens

Le differenze tra i due calciatori, che portano inevitabilmente a qualche cambiamento nel Napoli. Entrambe le soluzioni devono far parte del progetto.

Come cambia il Napoli se gioca Milik o se gioca Mertens

Il discorso del Napolista su Milik

Chiariamo la nostra posizione, su Milik. Al di là dell’amore di Alfonso Fasano, espresso con gli articoli-hashtag #HovistoMilik, il Napolista crede fortemente nel centravanti polacco in quanto parte del progetto Napoli. Come alternativa tattica, come possibilità di essere e proporre altro rispetto a Mertens, al gioco costruito da Sarri sul numero 14 e sul suo modo di essere attaccante, di stare in campo. E come centravanti in sé, un bel centravanti.

Quindi, iniziamo a fare le prime differenziazioni. Sotto, i campetti posizionali di Mertens e Milik nelle ultime partite di cui abbiamo a disposizione i dati. A sinistra, Mertens in Sampdoria-Napoli (ultima giornata Serie A 2016/2017). A destra, Milik in Verona-Napoli di ieri sera.

Milik

Il gioco è come quello della settimana enigmistica. Trova le differenze. La prima è la staticità. Milik gioca al centro, non è un attaccante dinamico, non offre opportunità in zone varie di campo. È un riferimento, fisico e tecnico. Per tecnico, intendiamo non tanto il significato di guida o di valore assoluto, quanto una presenza che ti permette di appoggiare il pallone, dunque il gioco, su certe caratteristiche.

Quelle di Milik sono l’appoggio semplice, il mantenimento della posizione spalle alla porta, il dialogo stretto con il compagno. In quest’ultimo caso, parliamo di un gioco vicino a quello di Mertens, ma la cifra di qualità inevitabilmente scende. Perché Milik non ha la sensibilità del belga, ha un controllo più approssimativo (non rozzo, comunque), avendo anche leve più ampie e un baricentro meno basso e vicino al terreno. Come dire: il fisico che influenza una tecnica non eccellente, ma decisamente buona.

Il senso di Milik centravanti associativo (a modo suo), ieri sera: tocco ad aprire il campo a Insigne e occupazione dello spazio centrale in area. L’attaccante polacco non attacca la porta ma resta a presidio dello spazio vicino al dischetto

Inizio azione

La forza di Mertens-centravanti nella costruzione del Napoli post-Higuain e post-Milik è stata la sua capacità associativa, espressa a prescindere da un orientamento verticale verso il gioco. Spieghiamo bene quest’affermazione: Mertens, per caratteristiche tecniche genetiche, punta sempre la porta, cercando di superare gli avversari che si frappongono tra lui e la conclusione. Ecco, ha mantenuto questo atteggiamento di base, però spostandolo letteralmente al centro dell’attacco. Un centro dell’attacco che, come si vede nel campetto precedente, non è avanzato ma è sulla linea della trequarti. In questo modo, Mertens ha associato – questo il senso del termine – la linea avanzata con quella dei centrocampisti. La squadra corta, sale armonicamente.

Anche Milik, pur con diverse caratteristiche, è un centravanti associativo. Meno raffinato nell’appoggio, meno verticale perché fisicamente diverso, ma pur sempre portato alla partecipazione nel gioco – seppure elementare. Questo nella fase di creazione dell’azione. Si tratta di due calciatori che operano secondo gli stessi concetti (quelli della squadra, tra l’altro), seppure in maniera fattivamente diversa.

Fase di conclusione

Le cose cambiano, qui. Per stazza, innanzitutto. Perché Milik ha una presenza diversa, occupa uno spazio diverso, si inserisce in maniera diversa. Pensa in maniera diversa rispetto a Mertens, tanto che i due calciatori potrebbero tranquillamente essere schierati insieme negli attacchi a due punte di una volta – o con Dries esterno.

Milik difende la sua zona in area in attesa del cross, non attacca sempre il primo o il secondo palo per chiudere sul pallone dall’esterno; Milik non offre la sovrapposizione interna alle spalle del difensore, chiede la palla sui piedi, come i centravanti “boa” di un tempo che fu. Certo, l’attacco dello spazio è contemplata come idea (ieri sera ha seguito perfettamente l’idea e lo spazio creati da Insigne), ma non è un concetto sistematico, si esprime in caso di necessità e di bisogno.

Cross morbido, Milik a centro area che aspetta la discesa del pallone

Alternativa

Ecco il senso di tutta questa nostra analisi. Tutto dipenderà da quello che Sarri vorrà far fare alla sua squadra. L’idea che Milik possa essere utile contro le famose difese chiuse è una forzatura: il Napoli non attacca secondo dinamiche di lancio in area, cerca di muovere la linea avversaria. Quindi, Mertens è concettualmente più utile anche contro avversari del genere, perché più tecnico sul breve, più rapido nel dribbling.

La presenza dell’attaccante polacco modifica l’essenza del gioco in area, soprattutto. Offre agli esterni la possibilità di un cross meno teso, più centrale, non per forza attaccato alla porta. Ieri sera, la presenza combinata di Milik e Koulibaly ha reso difficile un’uscita (poi rivelatasi decisiva, in negativo) di Nicolas, e anche questo può essere utile.

In ultimo, la conclusione. Milik tira bene, ce ne ricordiamo, e l’abbiamo visto anche ieri sera. Diciamo che fondamentalmente non c’è tanta differenza, solo che Mertens offre una soluzione più varia dalla distanza. Più fantasiosa, diciamo così. Milik ha una dimensione più ampia riguardo al tiro di potenza, soprattutto dall’interno dell’area o appena fuori.

Conclusioni

Abbiamo spiegato le differenze proprio per farvi capire quello che volevamo dire: Milik va pensatoutilizzato come una variante al gioco del Napoli. Quando non funziona, quando si vuole cercare qualcosa di diverso. A Nizza, per esempio, contro Dante et simila, l’idea di inserire Milik non è da considerare subito corretta – al netto delle scelte giuste o sbagliate di un allenatore, parliamo a livello concettuale. Contro l’Atalanta, una squadra che non concede spazi di mezzo tra giocatori, tra l’altro a tutto campo, l’idea di una presenza in area potrebbe essere ad esempio più calzante. Ecco cosa vogliamo da Milik, cosa vogliamo dal Napoli in relazione a questo dualismo Milik/Mertens che esisterà fino alla fine. Varietà, variabilità. E sarà bellissimo, se gestito con saggezza.

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