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I Radiohead a Monza e il sequestro dell’Autan

Il racconto breve di uno dei concerti più attesi dell’anno: il dispositivo per la sicurezza, la prevenzione per le zanzare, la socializzazione sulla pelle.

I Radiohead a Monza e il sequestro dell’Autan

Poi il banchetto

Concerto dei Radiohead a Monza. Gli organizzatori hanno deciso di unire il dilettevole (la musica) all’utile (la forma fisica), così con circa 35° (percepiti da me 50°), hanno fatto arrivare le navette dalla stazione a più di 6 km dall’ingresso. Una lunghissima fila di formichine/spettatori si è così incamminata nel meraviglioso parco dell’autodromo di Monza, sognando il proprio varco come il nomade nel deserto sogna l’oasi. Lungo il tragitto, immancabile, il network dei venditori di bibite napoletani ha provveduto ad evitare la disidratazione dei marciatori.

I controlli, che pensavo molto più severi, ci sono stati solo a pochi metri dall’ingresso al concerto. C’erano i metal detector, ma ad essere sequestrate sono state solo decine e decine di bottigliette di Autan (necessario perché nel parco la concentrazione di zanzare è di 12 per persona).

Poi il colpo di genio collettivo: il banchetto con la merce sequestrata è diventato il banchetto della prevenzione dai morsi di zanzara: in pratica abbiamo socializzato l’Autan, portando comunque all’interno del concerto tutto il contenuto delle bottigliette sequestrate, ma spalmato sulle nostre pelli.

La doppia fila

Una volta dentro, un’altra sorpresa: per prendere una birra bisognava​ comprare prima dei gettoni. Un po’come si fa nei villaggi turistici. Doppia fila, dunque. Per fortuna poi è iniziata Daydreaming e con essa uno dei concerti meglio suonati ai quali abbia assistito.

I Radiohead sono stati praticamente perfetti. Intensi e struggenti. Magnifica la scelta dei pezzi. Commovente il finale con Creep e Karma Police. Dulcis in fundo: Tom che con l’accompagnamento solo di una chitarra acustica ci lascia cantare a squarciagola un altro paio di strofe di Karma Police. A quel punto eravamo felici e non ci siamo fatti passare il buonumore nemmeno pensando ai 6 km che avremmo dovuto fare al ritorno​.

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