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Il Napoli più vicino alla Juventus, Mertens e quanto manca un campionato “vero”

Il Napoli di Sarri è vicina ai propri record, e ha perso solo 4 volte in campionato; la distanza dal primo posto e il problema della competitività.

Il Napoli più vicino alla Juventus, Mertens e quanto manca un campionato “vero”

Una mezza delusione

La stagione eccezionale del Napoli, ricca di record e prestazioni fenomenali, corre il rischio di essere percepita tra qualche settimana come una mezza delusione. Si, perché il timore che serpeggia tra i tifosi sul web e nei social network è che la Roma, dopo la vittoria di ieri a San Siro contro il Milan, riesca abbastanza facilmente a battere la corazzata Juventus all’Olimpico. Un po’ per le motivazioni a mille, un po’ perché alcuni tifosi farneticano di un possibile biscotto tra le due squadre.

In cosa consisterebbe poi questo biscotto? Beh, secondo qualcuno, la Juventus, pur di impedire al Napoli il secondo posto, concederebbe la vittoria ai romanisti. Tanto poi il vantaggio resterebbe comunque di 4 punti. weight: 400;”>Premesso che a quanto ricordo Juventus e Roma non mi sembrano squadre fraternamente amiche, non comprendo l’interesse della Juventus a fare da arbitro per un secondo posto che non la riguarda minimamente. E comunque, se ciò può tranquillizzare i tifosi più preoccupati, la parola “sconfitta” è poco gradita negli ambienti bianconeri. Se poi consideriamo che un pareggio li laureerebbe campioni d’Italia con due giornate d’anticipo, perché rischiare patemi d’animo nelle ultime due giornate? Ciò non toglie che la Roma vista ieri possa battere la Juventus. E questo alimenterebbe molti rimpianti nei giallorossi per i punti persi nelle ultime giornate.

Vicini alla Juventus

Ma anche il Napoli, che teoricamente potrebbe finire a pochi punti dai bianconeri se ciò accadesse, avrebbe da recriminare per alcuni punti buttati via, e soprattutto per il solo punto rimediato in due partite contro la Juventus, gare nelle quali avrebbe meritato molto di più.

Paradossalmente questo campionato rischia di diventare quello in cui il Napoli è arrivato realmente più vicino al titolo. Gli stessi record puntualmente infranti ogni domenica dal Napoli sono il segno più tangibile di questa annata straordinaria. Oltre ai 4 punti in più rispetto al già eccellente campionato scorso, oltre al numero record di gol segnati, il Napoli sta per scrivere un altro record: quello del minor numero di sconfitte stagionali.

Poche volte il Napoli ha perso quattro volte o meno in campionato. Tre sole sconfitte nel 1974-75 e 1986-87. Ma si trattava di tornei a 16 squadre, quindi le partite erano 30. Nel 1989-90 le sconfitte furono 4 come finora, ma anche in questo caso le gare erano meno di adesso, trattandosi di un torneo a 18 squadre. Per una squadra che in tanti si affrettano a definire “bella ma perdente” non mi sembra male. E se penso che due di queste 4 sconfitte sono arrivate contro l’Atalanta…

Mertens

Meno male che nella settimana in cui si è puntualmente tornato a discutere di Higuain e del suo addio, con l’ennesima piccola dose di rimpianti da parte di alcuni tifosi, il centravanti VERO del Napoli ha messo a segno un’altra doppietta. Un bel compleanno, non c’è che dire. Per lui, nato nella settimana del primo scudetto azzurro, diventare uno dei cannonieri nella storia del Napoli era forse già scritto nel destino.

In ogni caso Mertens rischia seriamente, se non di vincere la classifica cannonieri, almeno di superare Higuain come numero di gol in stagione. E forse finalmente si smetterebbe di parlare di dove sarebbe ora il Napoli con Higuain. Sono veramente annoiato di questi continui ricorsi alla nostalgia per Higuain, tanto quanto lo sono per la stucchevole domanda su “cosa manca a questo Napoli”.

Il problema della competitività

A questo Napoli manca un campionato vero, uno di quei campionati equilibrati in cui le squadre di seconda fascia possano lottare per togliere punti alle rivali degli azzurri. Senza lo squilibrio che proprio ieri Il Napolista ha perfettamente evidenziato. In un campionato vero, anche contro squadre di livello superiore, il gioco del Napoli continuerebbe a fare la differenza. Chi invece in questi ultimi anni si è abituato a vincere tante volte con il minimo scarto (e senza sforzo apparente) dovrebbe sudare molto di più per portare a casa lo stesso numero di vittorie. Come quest’ultimo scorcio di campionato sta dimostrando.

È bastato trovare un paio di squadre determinate e quadrate per mettere in difficoltà anche le corazzate. Soprattutto quando gli impegni si moltiplicano e la stanchezza fisica e mentale mina persino le sicurezze dei più forti. Tanto da costringere anche gli invincibili a ricorrere a massicci turnover. Peccato che questi ultimi funzionino meglio quando la squadra ha un’identità ben definita e quando i rincalzi sono all’altezza dei titolari.

Il Napoli ha dimostrato invece che, nonostante le chiacchiere sulla campagna acquisti, e sull’integralismo di Sarri, cambiare uomini (con intelligenza) e fare i cambi giusti al momento giusto non nuoce quando le idee di gioco sono chiare e i calciatori sono tutti di pari livello (ottimo). Questo sarà il punto da cui ripartire nella prossima stagione, possibilmente senza perdere calciatori e con un allenatore sempre più convinto e motivato.

Vialli

Post scriptum televisivo: prima del derby di Torino Gianluca Vialli, nel salottino Sky, si è avventurato in alcune ipocrite considerazioni circa il futuro di Belotti. Ipotizzando un suo possibile passaggio alla Juventus dopo i mondiali del 2018, l’ex attaccante di Sampdoria e Juventus ha detto di sperare per lui che non faccia un cambio dal Torino alla Juventus, perché per un calciatore è difficile diventare il simbolo di una squadra passando alle rivali. Non ha usato la parola tradimento (che in verità neanche a me piace), ma poco ci è mancato.

Peccato che lo stesso Vialli qualche settimana fa prima di Napoli-Juventus avesse dichiarato a proposito di Higuain: “Traditore? Non mi piace questa parola, neppure quando la usano i tifosi. I giocatori in fondo sono proprio come le società: curano la propria immagine e si preoccupano del proprio brand. Sono delle aziende, come tali egoisti. Esattamente come i club”.

Un doppio standard incomprensibile. Almeno per me che penso che i calciatori siano sempre dei professionisti. Indipendentemente che passino alla Juventus dal Napoli o dal Torino.

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