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Il bel gioco di Sarri è la forza del Napoli, dategli due giocatori esperti

Il calcio di Sarri crea simpatia nell’opinione pubblica e può avere effetti anche in Federazione. Servono due giocatori esperti,come accadde alla Fiorentina ye ye di Pesaola e al Santos

Il bel gioco di Sarri è la forza del Napoli, dategli due giocatori esperti
Maurizio Sarri in un disegno di Fubi

Pubblichiamo uno scritto di Alfredo, l’amico del professor Guido Trombetti di cui abbiamo già ospitato, sia pure per interposta, i pensieri. Ora lo facciamo in maniera diretta.

Caro Guido, in questi giorni abbiamo ritrovato l’ottimismo. Il secondo posto è a portata di mano, ed il Napoli ha offerto contro l’Inter un gioco di notevole bellezza, ed anche con un pizzico di praticità in più.

Tuttavia in questi giorni mi sono posto la stessa domanda che ti ponevi tu, e che ovviamente molti tifosi si pongono: ma se avessimo praticato un gioco meno bello avremmo ottenuto qualche cosa in più, avremmo vinto qualche cosa dal momento che Sarri anche quest’anno non ha vinto niente pur giocando un calcio bellissimo, e quindi l’avere prodotto un gioco così spettacolare non ha avuto nessun valore, o almeno un valore alquanto basso?

La forza politica del calcio di Sarri

Dal momento che abbiamo concordato precedentemente che ogni opinione ha una sua validità, provo a trovare delle ragioni che mi fanno pensare che a prescindere dai risultati questi due anni di bel gioco sono stati molto più utili di quanto si possa pensare. Prima di tutto abbiamo avuto la sfortuna di avere in questi anni una squadra abbastanza più forte, non solo nel valore dei giocatori, della nostra, e capace di superare i 90 punti negli ultimi tre anni (tra l’altro anche l’anno scorso dopo una eccezionale brutta partenza). Pertanto o con un gioco sparagnino o con uno altamente spettacolare lo scudetto non era possibile.

Quindi, dal momento che non potevamo vincere perlomeno abbiamo goduto di un calcio molto gradevole, spettacolare, che ci ha fatto divertire, e che in ogni caso ci ha permesso l’anno scorso di arrivare secondi e forse anche quest’anno potremmo raggiungere lo stesso risultato con conseguenze economiche notevoli ed ancora di più la soddisfazione di vedere da vicino campioni come CR7, Ramos etc. Tuttavia c’è un aspetto che si sottovaluta nell’utilità del gran bel gioco di Sarri: aiuta a ad avere altri tifosi, magari anche di appassionati che non sono campani, speriamo soprattutto al sud (dove si tifa per Juve, Milan o Inter), e crea anche simpatia nell’opinione pubblica che se sfruttata a livello diplomatico-mediatico potrà avere anche effetti benefici sulla Federazione e, conseguentemente, sulla classe arbitrale il cui apporto non è proprio insignificante per le vittorie nei campionati.

Giocare il pallone e la lezione di Dan Peterson

Inoltre anche la volontà di imporre sempre il proprio gioco, di “giocare sempre il pallone” in fondo aiuta la maturazione tecnica dei calciatori anche se qualche volta ti fa perdere qualche punto. Ricordo che Dan Peterson obbligava i suoi cestisti a tirare sempre i tiri liberi anche quando il regolamento ti permetteva l’opzione (magari più vantaggiosa) di mantenere la palla per 24-30 secondi: il suo ragionamento era che tirare i tiri liberi sotto tensione in qualche modo permetteva ai suoi giocatori di imparare a vincere la tensione etc. Magari gli sarà costato qualche vittoria, ma se proprio non ti stai giocando il campionato o la finale di Champions lo puoi anche fare.

Sarri

Dan Peterson con Bob McAdoo

La Fiorentina ye ye

Per questi miei convincimenti mi baso anche sull’esperienza personale. Quando avevo tredici-quattordici anni, ed il Napoli non era proprio al top, divenni simpatizzante-tifoso della Fiorentina, un po’ perché ho sempre preferito gli outsider ai favoriti, un po’ anche perché era una squadra del centrosud, ma soprattutto perché era una squadra giovane, infatti era chiamata Fiorentina ye-ye, e praticava un bel calcio. Per un paio di anni nonostante il bel gioco non andò più avanti del terzo-quarto posto. Poi venne il GRANDE PETISSO (Lui era davvero un grande competente di calcio) ed arrivarono un goleador maturo, Maraschi, ed un grande calciatore di tecnica sopraffina come Amarildo (campione del mondo 1962): la Fiorentina vinse lo scudetto continuando a praticare anche un gran bel gioco, molto tecnico, e perdendo una sola partita nell’intero campionato. E se accadesse lo stesso anche con il Napoli magari acquistando solo dei giocatori pù maturi?

Pesaola al tempi della Fiorentina, sulla destra Vinicio

Il Santos

Successivamente in età più adulta e passando le vacanze di agosto in un posto di villeggiatura vicino Santos, divenni “tifoso-simpatizzante” di questa squadra della quale andavo a vedere le partite. Era una squadra di giovanissimi, erano chiamati “os meninos (bambini-ragazzi) da Vila (in quanto lo stadio, di proprietà del santos, si chiama Vila Belmiro)”. Praticava anche un calcio piacevolissimo, fantasioso, considerato forse il più bello mostrato dalle squadre brasiliane negli ultimi venti anni: arrivò ottavo nella “regular season” ma grazie all’entusiasmo di questi ragazzi vinse il campionato ai playoff vincendo sei partite su sei dai quarti alla finalissima (andata e ritorno).

Penso però che questa squadra non avrebbe vinto il campionato se allora non fossero stati previsti i playoff, infatti si aggiudicò solo l’ultimo posto disponibile. Poi l’anno successivo arrivò seconda ma in un campionato all’italiana. Poi vinse il campionato successivo grazie all’inserimento di Ricardinho (campione del mondo 2002) molto lento, poco dinamico, ma con tecnica e saggezza tattica comparabile a quella di Pirlo-Sani-Gerson, e poi con la maturazione dei giovani e soprattutto di Elano, un sosia calcistico di Callejion, indispensabile per l’equilibrio della squadra.

Ricardinho

Perché il Napoli non ha un museo?

Scusatemi questo dilungarmi su fatti personali, ma ovviamente è difficile far fronte ad una certa componente affettiva, e poi mi piace tantissimo anche la storia del calcio. Tuttavia le conclusioni sono abbastanza semplici: il bel gioco di Sarri ci aiuta a divertirci, migliora la qualità dei calciatori attuali, ad avere nuovi tifosi (che significa anche più risorse economiche per la società), avere l’appoggio di stampa, federazione, TV, e preparare la Vittoria se si capisce che bisogna inserire nella squadra dei giocatori con personalità, esperienza ed anche una buona tecnica che ritengo necessaria per il gioco di Sarri. E poi speriamo che la storia del Napoli finisca come con quella di Fiorentina e Santos: AMEN!!!

Poi visto che ho parlato del Santos mi fa piacere far presente che nello stadio di Vila Belmiro vicino agli ingressi vi è il “Museo das conquistas”. Si tratta di uno spazio di circa cento metri quadri dove sono esposti i trofei del Santos, le maglie utilizzate nel corso dei quasi cento anni di storia, un reparto vendita di gadget, e vi è una sala video dove vengono proiettati gli “highlights” delle più importanti vittorie. Poi quasi ogni domenica, in corrispondenza delle partite casalinghe, c’è la presenza nel Museo di vecchie glorie del Santos: vi ho incontrato Zito (campione del mondo 1958 e 62, autore di una rete nella finalissiama del 62), Carlos Alberto Torres (autore del quarto gol nella finalissima contro l’Italia a Mssico 1970), etc. Pelè, nonostante abiti in una località molto vicino a Santos, non ci può andare: farebbe scatenare il caos!

Ma sarebbe una pazzia creare un Museo del Napoli al San Paolo???

Ciao! Un abbraccio!

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