ilNapolista

Il girone di Champions del Napoli spiegato a una nonna

L’incontro su una panchina, un’anziana signora, la badante ucraina e un nipote di dieci anni tifosissimo del Napoli.

Il girone di Champions del Napoli spiegato a una nonna

Su una panchina del centro mi si siede accanto una vecchina magra magra con annessa badante ucraina nerboruta. Dopo alcuni minuti di silenzio la vecchina volta la testa dalla mia parte e da sopra gli occhiali mi lancia uno sguardo scrutatore. Penso alla solita diffidenza degli anziani e alla mia barba incolta che, in questi tempi di pregiudizi, non deve essere molto rassicurante.

“Scusi giovanotto, posso farle una domanda?” mi fa con una voce che pare provenire da un altro mondo.

Saranno almeno quindici anni che nessuno mi chiama più giovanotto e già solo per questo le sono grato. La guardo meglio. Ha gli occhi grandi e la pelle chiara tutta raggrinzita e piena di macchie, di quelle tipiche dei vecchi. Ha un buon odore. Fresco. Che non è tipico dei vecchi.

“Prego, mi dica…” faccio nel tono più dolce che posso cercando di essere rassicurante.

“Com’è il girone del Napoli in Champions?” mi fa curiosa.

Per un attimo credo di aver capito male. Avrà 80, forse 90 anni. E a vederla sembra con un piede più di là che di qua. La mia espressione deve essere emblematica perché lei approfitta del mio stupore e rinforza: “Forse non segue il calcio?”

“Tutt’altro. Sono molto appassionato ma, mi scusi, non mi aspettavo questo genere di domanda…lei ama il calcio?” chiedo ancora incredulo.

Sorride triste. Poi fa un sospiro: “È una storia lunga, lasci stare.”

Quel sorriso amaro mi incuriosisce.

“Non ho mica fretta,” le dico, facendole capire che ho voglia di ascoltarla, che è la più grande cosa di cui ha bisogno un vecchio.

Lei non se lo fa dire due volte. E parte.

“Ho un unico nipotino. Figlio di mio figlio. Si chiama Matteo, ha 10 anni e vive ad Arezzo con i genitori. Mio figlio s’è trasferito in Toscana per lavoro 5 anni fa. Da allora ci vediamo pochissimo, 3-4 volte all’anno però ci sentiamo tutti i giorni. Matteo è malato di calcio. Conosce tutte le squadre, tutti i calciatori ed è tifosissimo del Napoli. Mi ricorda il nonno. Pace all’anima sua. Abbonamento allo stadio per 20 anni consecutivi. Con tutti i soldi che ha speso per il Napoli ne sarebbe diventato azionista…” e si fa una bella risata. Una risata che per un attimo cancella la tristezza.

“Allora è stato grazie a suo marito che si è appassionata al calcio…per amore…” faccio troppo frettolosamente forse.

Ride ancora.

“Per nulla. Mai andata allo stadio, mai vista una partita. E sinceramente, forse non me ne importerebbe ancora nulla se mio figlio e mio nipote vivessero qua perché probabilmente, vedendoli con frequenza, avrei più argomenti per poter instaurare un rapporto con mio nipote. E invece in questa situazione mi sono dovuta industriare e ora seguo il calcio ma solo per parlare di più con Matteo…” si perde un attimo. Guarda davanti e risento forte tutto il peso dell’amarezza che deve provare. La badante da quando si sono sedute non stacca gli occhi dal cellulare.

“E perché non è andata pure lei in Toscana?” le chiedo per ridestarla.

Pausa. Vuoto. Dolore.

“Mia nuora. Non me l’ha detto chiaramente ma è stata lei. Mio figlio fa tutto quello che dice. Come si dice a Napoli, gli ha messo la veste in testa.”

Veramente io sapevo che si dicesse in un’altra e ben più volgare maniera. Ma si percepisce come la signora abbia vissuto nobili natali quanto a maniere. Resto in silenzio. Cerco di immaginare che male questa vecchina decrepita possa fare a una donna e al rapporto col suo uomo. E non ci riesco. Penso al figlio che se n’è andato a chilometri di distanza lasciandola nelle mani di una badante. Penso a Matteo che si sta perdendo tutta questa dolcezza.

La nonnina mi risveglia dai miei pensieri. “Allora…me lo spiega questo girone che ha preso il Napoli o devo comprare il Corriere Dello Sport?”

Sorrido. “Quando sente Matteo gli dica che è un girone abbordabile e che dipende solo dal Napoli. Il Benfica è sicuramente l’avversario più tosto perché le squadre portoghesi sono tecniche e brave sotto il profilo tattico ma Dinamo Kiev e Besiktas non sono dei grandi scogli. Forse solo i turchi, per l’ambiente caldo, potranno creare delle difficoltà se il Napoli si farà intimorire. Gli dica che se il Napoli fa il Napoli può anche vincerlo il girone. Gli dica che siamo stati fortunati e che poteva andare sicuramente peggio. Vedrà che farà bella figura.”

Mi lancia uno sguardo d’intesa, complice. Mi ringrazia con un sorriso. Guardo l’orologio. Devo andare. Le prendo la mano. Ormai il muro della diffidenza s’è sgretolato da un pezzo. E’ piccolina, ossuta. La guardo negli occhi.

“E gli dica pure che un giovanotto seduto accanto a lei su una panchina le ha detto che Matteo è un bambino fortunato ad avere una nonna bella come lei e grande esperta di calcio.”

Le si riempiono gli occhi di lacrime. Cerca un fazzoletto. E io ne approfitto per andare via.

ilnapolista © riproduzione riservata