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Sarri, parte seconda: «Calcio italiano da Lega Pro, Napoli sa amare. Il lavoro di ct non mi interessa»

Ieri una prima manciata di parole, anche sul futuro del Napoli (qui). Oggi, il resto dell’intervento direttamente dal piccolo teatro di Castelfranco di Sopra, a pochi chilometri da casa. Si parla di calcio, ovviamente. E della situazione un po’ così del movimento italiano: «In questo momento siamo da Lega Pro».

Ecco il perché, così come riportato da Il Mattino: «È una questione di strutture, innanzitutto: siamo andati in Danimarca per l’Europa league, siamo stati ospitati in un complesso con campetti da calcio, da basket, gabbie per i due contro due. Insomma, un centro importante. Che però è di proprietà del comune, ed è aperto a tutti. Rispetto ad altre realtà paghiamo un sovraffollamento di impegni, ma questo non dipende dal numero di squadre nel campionato. In tutta Europa, tranne che in Germania dove vivono una pausa invernale lunghissima, ci sono tornei a 20 squadre. Anche l’esterofilia non è solo un nostro problema, tutta l’Europa ragiona in modo da privilegiare lo straniero. Per me, però, dà più soddisfazione far esordire un ragazzo della Primavera piuttosto che un calciatore proveniente dall’estero».

Su Napoli: «Napoli ti dà un amore unico che ogni allenatore dovrebbe provare nella vita, adoro l’umanità e il lato sociale della città».

L’Europeo e il lavoro da ct: «Non seguo molto le nazionali, faccio fatica ad appassionarmi. Credo che la favorita possa essere la Francia, ma in questa manifestazione di solito vengono fuori delle grandi sorprese. Spero possa essere la volta dell’Italia. Conte? Aveva una lista di circa 100 calciatori, non è stato facile scegliere. Io ct? No, ha ragione Conte quando dice che poi manca l’odore dell’erba. Non sono interessato, al momento, a questo tipo di lavoro. Quando poi, tra qualche anno, sarò stanco dello stress di una partita ogni tre giorni, potrei prenderlo in considerazione».

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