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La stagione un po’ così del Toro che però ha lanciato Belotti (e Zappacosta)

La stagione un po’ così del Toro che però ha lanciato Belotti (e Zappacosta)

Il Torino, fatte le dovute proporzioni, è la squadra che l’anno scorso ci ha vendicato. Ha eliminato l’Athletic Bilbabo dall’Europa League, l’ha fatto vincendo a casa loro, nella bolgia del San Mamés. E l’ha fatto in occasione del ritorno nella vera Europa del calcio, al netto di un Intertoto giocato (male) nel 2002, a più di vent’anni dall’ultima volta. 

Insomma, è una squadra che sta recuperando una sua dimensione tecnica e storica. Grazie al lavoro di Urbano Cairo e Gianpiero Ventura, coppia di fatto che convive tra stanza dei bottoni e panchina fin dalla promozione del 2012. Dopo, è tutta una escalation. La salvezza al primo anno, l’Europa League persa nel 2014 (rigore fallito da Cerci all’ultimo minuto dell’ultima partita) e poi riconquistata dopo lo scivolone societario del Parma; la campagna europea dello scorso anno, la nuova rincorsa e un buon nono posto in campionato. E poi, questa stagione: un po’ interlocutoria, iniziata con prospettive diverse da quelle di salvezza tranquilla in cui si è poi evoluta. 

Anche perché l’avvio era stato particolarmente promettente: 13 punti in 6 giornate, vittorie contro Frosinone, Fiorentina, Sampdoria e Palermo; ma anche e soprattutto la conferma (iniziale) sulla bontà di scelte di mercato orientate soprattutto sullo sviluppo del talento italiano. I nomi sono indicativi, in questo senso: Baselli, Zappacosta, Belotti, Benassi. Tutti acquisti a titolo definitivo, tutti lanciati titolari (o quasi) dal mister Ventura e portati da Cairo sotto la Mole dopo la cessione di Darmian al Manchester United, 18 milioni sull’unghia. 

L’effetto-sorpresa dello start si è poi attenuato, e il Torino è rientrato nei ranghi. Forse anche troppo per i tifosi, che per la prima volta in cinque anni hanno preso a criticare il tecnico Ventura e a chiedere un ribaltone sulla panchina. Una prima crepa in un rapporto forse arrivato a fine ciclo, ma che potrebbe essere stato in qualche modo rinvigorito dai risultati delle ultime giornate: la vittoria super a Udine, un 1-5 che ha lanciato la stella di Belotti fino quasi a chiederne la convocazione di Conte per i prossimi Europei. Prima della sfida della Dacia Arena, gli altri successi prestigiosi a Bologna e nella Milano nerazzurra. Una serie di buoni risultati che hanno sistemato la classifica senza però stravolgerla troppo: a due turni dalla fine, i granata sono decimi a quattro punti dal nono posto e a sei dall’ottavo, l’ultimo utile per evitare i preliminari di Coppa Italia. 

Tatticamente, Ventura ha preferito puntare sulla difesa a tre in voga negli ultimi campionati del Toro piuttosto che sul suo modulo preferito e più sbarazzino, il 4-2-4 utilizzato negli anni di Bari. Due attaccanti complementari (nelle ultime settimane, in campo il venezuelano Martinez accanto a Belotti) e soprattutto esterni bravi in ambo le fasi. Da una parte Zappacosta, dall’altra Bruno Peres, con le alternative Molinaro e Maksimovic. Sì, proprio quel difensore tanto seguito dal Napoli e poi costretto ai box da un lungo infortunio dopo che il suo presidente aveva sparato troppo alto per il trasferimento sotto il Vesuvio. Non sarà una partita facile, anche perché i granata sono la classica squadra che riesce ad esprimersi al meglio senza il peso della pressione. Si è visto nelle ultime settimane, soprattutto per gli elementi più giovani. Belotti, miglior attaccante italiano dell’ultimo scorcio di stagione, ma anche e proprio quel Davide Zappacosta che avevamo segnalato come un possibile (buon) acquisto, anche meglio di Maksimovic, nel nostro fantamercato della prossima stagione. Domani avremo modo di giudicarlo dal vivo, alla 24esima partita di un campionato che non l’ha visto sempre protagonista.

E che non ha visto un Toro all’altezza delle sue potenzialità, soprattutto a causa della discontinuità nel gioco e nei risultati. 12 vittorie, divise equamente tra casa e trasferta; più 9 pareggi e 15 sconfitte, di cui 6 casalinghe. Non è una squadra facile da decifrare, come il suo allenatore (un ex, tra l’altro) ed esattamente come la stagione che sta portando a termine. Il Napoli viene da due vittorie e un pareggio nelle ultime tre trasferte all’Olimpico, da qualche setimana intitolato al “Grande Torino. 6 gol fatti e 4 subiti. L’impresa che s’ha da fare è difficile, ma non impossibile.

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