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Bidoni sudamericani a Napoli/3. Gonzalo Martinez, Miguel Britos e il Tanque sbagliato: Gabriel Bordi

Bidoni sudamericani a Napoli/3. Gonzalo Martinez, Miguel Britos e il Tanque sbagliato: Gabriel Bordi

Tornano i calciatori sudamericani che non hanno reso al Napoli. Oggi trittico di nazionalità: Colombia, Uruguay e Argentina. Ricordi recenti e meno recenti di calciatori che non hanno lasciato un segno indelebile nella storia azzurra.

Ci scusiamo, ma non siamo riusciti a trovare una testimonianza fotografica che rendesse merito alla (doppia) esperienza azzurra di Gonzalo Martinezesterno colombiano importato in Europa dall’Udinese e che ha giocato per due mezze stagioni con la maglia del Napoli. Sono gli anni bui della squadra partenopea, ma anche della Colombia calcistica. A confronto con l’incredibile fioritura di talenti degli ultimi anni, fa strano pensare che un giocatore così abbia giocato 36 partite con la maglia della nazionale che oggi schiera, nel suo ruolo, Juan Cuadrado della Juventus.

Martinez era un esterno prevalentemente di destra, uno dei tipici esemplari di fascia degli anni Duemila che da ali si trasformavano in tornanti per assecondare i dettami tattici del calcio postmoderno. In realtà, il suo contributo non è nemmeno tanto malvagio, a voler essere magnanimi: due esperienze in prestito (mercato invernale 2003 e 2004) e 32 presenze in tutto, di cui 20 nel primo anno vissuto da titolare con Scoglio e Colomba. Una buona spinta sull’out di destra, considerando la magra di un organico inadatto anche alla Serie B, e che infatti sfiorò nel 2003 la retrocessione in terza serie. In mezzo alle due esperienzze partenopee, un passaggio abbastanza anonimo in Serie A, con la maglia della Reggina. Dopo, un peregrinare continuo tra Colombia e Stati Uniti, col ritiro del 2015. A quarant’anni, mentre il Napoli celebrava un altro Gonzalo. Decisamente migliore.

Il problema di Miguel Britos al Napoli è stata la sfortuna. Quella di farsi male alla prima uscita, quella di essere stato pagato uno sproposito (8 milioni di euro), quella di aver rappresentato una svolta difensiva solo nella testa di chi l’ha acquistato. Perché, nell’estate che accompagna il Napoli di Mazzarri alla Champions League, Britos è addirittura il grande colpo per la difesa. Il calciatore di grido, mancino, per completare una retroguardia di valore europeo con Campagnaro e Cannavaro.

L’altra sfortuna è stata quella di incrociare Benitez, uno che gioca a modo suo ed espone la difesa a un rischio altissimo di brutta figura. Soprattutto quando lo scatto e la lettura tattica brevi non fanno parte delle tue skills. Finisce quindi che Britos diventi Brivitos, calciatore soggetto ad errori marchiani e ripetuti, a prestazioni divise tra un magistero difensivo che non c’è e degli strafalcioni tecnici e di concetto. Roba grave, soprattutto quando ti giochi molto in una sola partita. In mezzo, qualche piccolo momento di gloria: un gol al Chievo, di testa, addirittura una rete a Milano e il pareggio su corner in un Napoli-Juventus che poi finirà 1-3 per i bianconeri. In mezzo e attorno, quattro stagioni in un mare di mediocrità per un calciatore nemmeno scarso, ma semplicemente inadatto a giocare da protagonista su palcoscenici tanto importanti. La sua prestazione da terzino sinistro a Bilbao, con tanto di marcatura stretta su Maggio in occasione del gol di Aduriz, resterà nella storia. Purtroppo.

Due presenze, con 12 minuti in campionato. Gabriel Bordi è un idolo perché nessuno ha mai potuto verificare per davvero le sue doti. Solo Novellino, allenatore di quel Napoli, potrà mai davvero dire la sua su questo centravanti argentino arrivato a 24 anni in Italia dopo un buon exploit nella seconda divisione argentina, con la maglia dell’All Boys. E con un soprannome che è una profezia: “El Tanque”.

Napoli lo accoglie come quarta punta, con il passaporto da comunitario, in un attacco stellare per la Serie B: il panzer Stellone più Schwoch e Bellucci, gente da metà classifica in Serie A. Bordi resta, pure giustamente, schiacciato da questa concorrenza, e solo saltuariamente esce fuori dalla tribuna. L’unico a credere veramente nelle sue qualità sembra il procuratore argentino Damiano Mascardi, che due anni prima aveva portato sotto il Vesuvio anche un altro attaccante argentino dalle dubbie qualità: José Luis Calderon. Come dire: il Napoli perde il pelo ma non il vizio.

Il post-Napoli è un giro del mondo tra Spagna, Argentina e Portogallo: il miglior passaggio è forse quello allo Sporting Braga, stagione 2002/2003 (22 presenze e 2 gol nella massima divisione lusitana). Lì, almeno, sono riusciti a vederlo giocare. Per un altro Tanque, Napoli dovrà aspettare i tempi migliori di German Denis.

3. Continua
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